Call for papers / Federico Oliveri

Call for papers

 

La disuguaglianza economica: crisi, conflitti e minacce per la pace

 

Il tema della disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza è stato a lungo quasi ignorato dagli economisti e dagli scienziati sociali in genere, sebbene le disuguaglianze siano aumentate negli ultimi decenni sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Perfino gli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite avevano ignorato la disuguaglianza, la cui riduzione viene considerata ora invece fra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

La sottovalutazione del ruolo della disuguaglianza veniva giustificato con l'argomento che una maggiore equità economica rischia di ridurre gli incentivi delle persone ad operare con la giusta dose di sforzo per migliorare la propria situazione, riducendo così l’efficienza del sistema economico. Negli ultimi anni, però, studiosi come Stiglitz, Atkinson, Deaton, Krugman, Bourguignon, Piketty, Wade e Milanovic e istituzioni internazionali come l’OECD e l’IMF, oltre a varie ONG come OXFAM (che tuttavia già da tempo se ne occupa, insieme ad alcuni degli autori sopra ricordati) hanno dedicato interi volumi a questo tema.

La ragione di tale rinnovata attenzione sta nella consapevolezza delle conseguenze drammatiche che questo fenomeno ha avuto nel passato e nel timore di quelle che potrebbe avere ancora di più in futuro, in termini di conflittualità diffusa e disgregazione sociale.

Al di là delle ragioni etiche, infatti, la disuguaglianza economica riduce il capitale sociale di un paese, cioè indebolisce il senso di appartenenza e di condivisione, e rischia di essere accompagnata da un aumento della povertà. Le conseguenze ultime sono quelle di una riduzione del potenziale di sviluppo economico anche e soprattutto dei paesi che ne avrebbero più bisogno. Un aumento della disuguaglianza economica, inoltre, induce un eccesso di indebitamento, con i rischi che ne conseguono, come ha dimostrato in maniera eloquente la recente crisi finanziaria.

L’aumento della disuguaglianza economica è dovuto a ragioni diverse che vanno però tutte a danno dei lavoratori meno specializzati e dei segmenti della popolazione caratterizzati da minore reddito: il processo di globalizzazione reale e finanziaria (che ha spostato il lavoro manuale da una parte all’altra del mondo e aumentato il peso delle rendite), il progresso tecnologico (che ha aumentato il ruolo dei macchinari e del capitale rispetto al lavoro), ma anche la riduzione, se non l’abbandono da parte di molti governi, delle politiche di redistribuzione del reddito e di tutela del lavoro.

Da più parti si propongono soluzioni diverse per ridurre le diseguaglianze, fra cui: una tassazione globale sui movimenti di capitale o una (bassa) tassa globale sulla ricchezza, combinata con un ritorno alla progressività della tassazione dei redditi (che fino agli anni 70 non impedì, del resto, gli alti tassi di crescita dei paesi sviluppati); una tassazione dell’impiego di macchinari (e robot) che sostituiscono il lavoro umano; un aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro (purché non discriminate da salari più bassi di quelli degli uomini); una riduzione del lavoro precario e l’aumento dell’investimento in capitale umano e della qualificazione dei lavoratori.

Alla luce del quadro delineato, Scienza e Pace / Science and Peace intende dedicare una sezione monotematica del prossimo numero alla disuguaglianza economica, rivolta ad economisti, giuristi, scienziati della politica e scienziati sociali ed incoraggia quindi la sottomissione di articoli dedicati alle cause, alle conseguenze e alle possibili strategie di riduzione del fenomeno. Solo a titolo esemplificativo, la disuguaglianza può avere conseguenze su crescita economica, mobilità sociale, migrazioni interne e internazionali, servizi sociali, corruzione, ambiente, democrazia e può anche determinare crisi finanziarie ed economiche. Va da sé che tutto questo potrà determinare proteste a livelli ed intensità diverse e la formazione di movimenti sociali che propongono cambiamenti del modello economico dominante.

La rivista invita economisti, giuristi, scienziati politici e sociali a sottomettere articoli dedicati all’analisi delle cause e delle conseguenze della disuguaglianza economica da tutti i possibili punti di vista, ma specialmente concentrandosi sulle implicazioni per la pace, i conflitti e le crisi di diversa natura, insieme alle proposte miranti ad affrontare e contenere questo problema.

 

Istruzioni per gli autori 

Per partecipare alla call for papers inviare un abstract di massimo 300 parole, bibliografia di riferimento esclusa, all'e-mail del Comitato Editoriale (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.) entro il 15 ottobre 2017.

Scienza e Pace / Science and Peace organizza anche una conferenza l’1 Dicembre 2017 con gli autori che avranno sottomesso gli abstracts e che saranno stati ritenuti idonei dal comitato editoriale. Un primo draft del lavoro dovrebbe essere disponibile per quella data. Qui è disponibile il programma della conferenza.

La notifica di accettazione agli autori sarà data entro l’1 Novembre 2017.

Un numero speciale di Scienza e Pace / Science and Peace sarà dedicato al tema della conferenza/tavola rotonda e includerà gli articoli presentati alla conferenza e quelli che comunque saranno sottomessi entro il 6 Gennaio 2018. I papers dovranno seguire le norme editoriali della rivista.

Alla conferenza le presentazioni potranno essere svolte anche in italiano (sebbene sia preferibile l’inglese, vista la possibile presenza di partecipanti stranieri). I papers da sottomettere potranno senz’altro essere scritti anche in italiano.

Dopo una riflessione sul significato sociale, culturale e politico che il plurilinguismo assume oggi, nel contesto italiano e in quello europeo, e sulla necessità di garantire il diritto al plurilinguismo agli alunni delle classi multietniche, anche alla luce dei recenti flussi migratori, l'articolo presenta i risultati di una sperimentazione didattica, ancora in corso, finalizzata a valutare la validità di un insegnamento plurilingue in contesti scolastici di superdiversità linguistica e culturale. L'approccio utilizzato, basato su tecniche dialogiche, mira sia ad arricchire il repertorio linguistico degli alunni e a rendere più efficace la valutazione delle loro competenze linguistiche e comunicative, attraverso test plurilingui, sia a dare visibilità riconosciuta a tutte le lingue presenti in classe e a facilitare la comunicazione interculturale.

The intent of my research was to explore young Italian people’s responses to some war-related aspects in a selected picturebook. I adopted a qualitative case study approach in order to investigate the extent to which the interviewees were aware of the theme of moral responsibility in Rosa Bianca by Roberto Innocenti. I used a sample composed of young people without personal experience of war and young people with more direct experience of it, having a parent who has been serving in armed conflict situations. Indeed, I also wished to inquire into whether there were any differences in the responses given by the two categories of young people. After an initial analysis of the picturebook and a description of my sample, the ethical concerns and the processes followed in the data collection and analysis stages, I provide the reader with a detailed discussion of the data gathered. Data analysis shows that not all the young people interviewed are aware of the significant issue of moral responsibility. Personal attitudes and experience might explain this result. Indeed, the young people’s culture, knowledge and experience often emerge from their responses. In particular, the army children’s replies show aspects of their military backgrounds, as well as some of their preoccupations related to their fathers’ jobs. However, all the young people in my study show an aversion to the use of force and to the extreme means of war. Moreover, to some extent, all of them prove to be sophisticated readers of visual texts.

Si cercherà di mostrare come la democrazia ateniese fosse sostenuta da un sistema politico altamente istituzionalizzato che si realizzò tramite l’estensione della partecipazione e l’elaborazione di procedure del confronto pubblico in grado di equilibrare la potenzialità della decisione collettiva e l’originalità della proposta individuale. Quest’opera di bilanciamento si fondava su un discorso politico innervato e arricchito dall’impiego istituzionale della retorica. Caduta ad Atene nel 322 a.C., ancora verso la fine del 1700 la democrazia greca non era considerata un esempio edificante di costituzione. Più recentemente, di fronte alle ricorrenti crisi di rappresentatività politica, si è tornati a invocare il valore della sua caratteristica di governo diretto e radicale. Tuttavia, per liberare l’origine della democrazia dall’aura del miraggio e comprenderne l’eredità, è forse possibile tracciare un filo rosso tra il senso della cittadinanza democratica in Grecia e la nascita dell'opinione pubblica tra '600 e '700, là dove Habermas colloca il risveglio dei principi democratici in epoca moderna e individua il fondamento linguistico di una cittadinanza post-convenzionale.

Oggi in Italia si sta avviando la prima sperimentazione di corpi civili di pace: un traguardo importante, con un significato storico sicuramente innegabile. Nonostante ciò, sono varie le organizzazioni che già da anni propongono interventi nonviolenti in paesi dove sono in corso conflitti o processi di pacificazione, tra queste Peace Brigades International (PBI). PBI apre il suo primo progetto sul campo in Guatemala nel 1983, nel pieno di una guerra civile che stava vivendo gli anni più tragici. Dall'inizio della dittatura del colonnello Rios Montt incomincia, infatti, il periodo detto della “tierra arrasada”, in cui vengono letteralmente rasi al suolo interi villaggi indigeni, fino a giungere a ciò che è oggi conosciuto come il genocidio maya. Insieme a PBI, in quegli anni, arrivarono in Guatemala altre organizzazioni internazionali che, stimolando l'interesse della comunità internazionale rispetto alla situazione del paese, progressivamente riuscirono a favorire l'apertura di spazi per la pace.

Nella Carta delle Nazioni Unite non vi è alcun riferimento esplicito alle armi nucleari, ma la loro esistenza e la recente distruzione di Hiroshima e Nagasaki incombevano sugli estensori della Carta. E certamente a tali armi anzitutto ci si riferisce al punto 4 dell’articolo 2 quando si proibisce la minaccia dell’uso della forza e al punto 1 dell’articolo 11 in cui si affida all’Assemblea Generale il compito di considerare i principi governanti il disarmo e la regolamentazione degli armamenti. Di fatto, la primissima risoluzione dell’Assemblea Generale, il 24 gennaio 1946, riguarda appunto la creazione di una “Commissione allo scopo di affrontare i problemi generati dalla scoperta dell’energia atomica”. In particolare si richiedeva alla Commissione di procedere con la massima celerità a esaminare tutti gli aspetti del problema e a fornire proposte specifiche per: a. estendere a tutte le nazioni lo scambio delle informazioni scientifiche di base, a scopi pacifici; b. controllare l’energia atomica per assicurarne l’impiego per soli scopi pacifici; c. eliminare le armi nucleari dagli arsenali nazionali; d. creare salvaguardie efficaci per garantire la protezione degli stati da evasioni o violazioni.

Il tema del rigoroso saggio di Domenico Moro, Globalizzazione e decadenza industriale, è l'attuale crisi del sistema economico italiano. Il testo tratta inoltre tre rilevanti fenomeni che sono strettamente intrecciati a tale vicenda, e cioè la realizzazione del mercato mondiale, la “crisi secolare” del modello capitalista, l'integrazione valutaria europea. Oltre che da una introduzione, il volume è composto da cinque capitoli. Il primo e il secondo riguardano la misurazione dell'entità della crisi nelle aree periferiche e in quelle centrali dell'Europa e del mondo. Il terzo capitolo analizza le cause delle crisi cicliche e della “crisi secolare” del modello capitalista. Il quarto descrive le caratteristiche dell'ultima fase della globalizzazione economica ed interpreta le notevoli trasformazioni che essa ha determinato. L'ultimo capitolo prende in esame il passaggio dalla critica al neoliberismo a quella del capitalismo globalizzato e la prospettiva della realizzazione di un nuovo modello di economia e di società. 

Vorrei raccontare una storia che ho ascoltato qualche giorno fa. Fatah (il nome è di fantasia), 8 anni, è una piccola profuga siriana arrivata in Italia ad aprile, da Lesbo, con un viaggio assolutamente sicuro. Un evento eccezionale, perché Fatah e la sua famiglia non avevano i documenti in regola, eppure hanno ottenuto dalle autorità greche e italiane il permesso di partire. È stato possibile per due ragioni: innanzitutto perché erano arrivate a Lesbo prima del 20 marzo, da quel giorno è infatti entrato in vigore l’accordo fra Unione europea e Turchia, che ha inasprito molto le cose. E poi perché hanno viaggiato con papa Francesco insieme ad altri dodici persone, tutte mussulmane. Insomma, una specie di regalo al papa. Arrivata a Roma, Fatah comincia subito a frequentare la scuola e fa molti disegni: tutti caratterizzati da una grande croce nera che rappresentava la sua casa, andata distrutta. Non bisogna essere psicologi per capire il trauma vissuto da questa bambina. Dopo qualche settimana papa Francesco ha invitato a pranzo i profughi che aveva sottratto da Lesbo.

Con tecnologia si intende spesso indicare in modo riduttivo l’insieme delle tecniche, piuttosto che - in linea con l'origine etimologica del termine - l’organizzazione logica, culturale e valoriale delle azioni con cui l’uomo modifica le strutture e i sistemi materiali, compreso il proprio corpo, per favorire il suo insediamento e sostentamento, sulla base delle sue credenze, conoscenze, elaborazioni teoriche, nonché del suo senso dell’esistenza del mondo e della coscienza di sé.

Tecnologia è quindi, oltre che tecnica, conoscenza e sapienza, organizzazione e capacità di produrre: espressione di vita creativa simile all’arte. Per la stessa ragione, la tecnologia (ovvero l’ingegneria, l’architettura, la medicina, la scienza agraria, la veterinaria, ecc.) non è un mezzo per competere con la natura, ma è l’arte di apparecchiare un luogo particolarmente adatto affinché la natura possa esprimervisi nei modi e con le realizzazioni che l’uomo, di volta in volta, ritiene più utili e più belle.

Il 15 maggio è una ricorrenza di particolare importanza per i palestinesi. È il giorno in cui celebrano la Nakba, ovvero la 'catastrofe': tramite questa giornata viene mantenuto vivo il ricordo della cacciata dalle proprie abitazioni di centinaia di migliaia di persone e la mancata fondazione di un proprio Stato autonomo. La data scelta per questa ricorrenza ha un elevato significato simbolico: il 15 maggio 1948 segna, infatti, l'inizio della prima guerra arabo-israeliana, che si concluderà all'inizio del 1949 con la vittoria del neocostituito Stato d'Israele. È anche l'inizio delle lunghe traversie del popolo palestinese che, in circa 70 anni, hanno portato alla drammatica situazione attuale caratterizzata da violazioni sistematiche dei diritti umani e delle risoluzioni delle Nazioni Unite, da un regime di occupazione militare particolarmente opprimente, da continui espropri e dalla colonizzazione abusiva delle terre, da espulsioni individuali e di massa che, nel corso dei decenni, hanno prodotto una quantità tale di profughi che, ad oggi, metà del popolo palestinese vive al di fuori dei cosiddetti "Territori occupati", acquisendo il poco invidiabile status di "popolo della diaspora".

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa