Call for papers / Federico Oliveri

Gli ultimi anni hanno visto spegnersi le speranze dell’eliminazione delle armi nucleari, speranze basate sugli impegni espressi dai governi mondiali nel corso del 2010. Al loro posto si osserva un enorme sviluppo di tali armi da parte di tutti i paesi dotati di questi ordigni, con enormi investimenti finanziari. Questi progetti vengono presentati come “modernizzazione” di armi superate, ma coinvolgono in modo globale tutta la filiera delle armi con l’obiettivo dello sviluppo qualitativo del complesso dei sistemi nucleari offensivi. Nel lavoro si esaminano i programmi dei singoli paesi con armi nucleari, mettendo in evidenza gli aspetti specifici e le caratteristiche generali. Esaminando le conseguenze dei processi di modernizzazione, si sottolinea come essi siano destabilizzanti e offensivi, deteriorino le relazioni fra le grandi potenze, fattore che contribuisce a ulteriore sviluppo militare, e possano indurre modifiche delle dottrine militari da impostazioni di deterrenza (o di “minima deterrenza”) ad ambizioni aggressive con l’opzione di distruzione preventiva delle forze militari avversarie o operazioni militari dirette. Di fronte al rapido esaurirsi del processo negoziale di controllo degli armamenti e all’imponenza dei piani di sviluppo militari, un crescente numero di paesi privi di armi nucleari e organizzazioni non governative hanno deciso di promuovere un bando definitivo e totale delle armi nucleari basato su motivi umanitari, anziché su prospettive di sicurezza. La linea che sta emergendo punta a definire direttamente un trattato formale al di fuori delle procedure dell’ONU, da perseguire senza il coinvolgimento delle potenze nucleari. Vengono presentate le riserve dell’autore su tale strategia, con l’invito a concentrare la pressione e l’impegno dell’opinione pubblica su obiettivi cruciali e urgenti per il controllo delle armi nucleari e il blocco dell’attuale corsa al loro riarmo.

Il mondo rurale sta vivendo processi di cambiamento globale, dovuti alle nuove forme di capitalismo agrario. La nuova agenda per lo sviluppo in America Latina presenta l'articolazione di vecchie e nuove istanze, che danno luogo a nuovi conflitti. Dal neo-strutturalismo, come corrente del pensiero socioeconomico, si potrebbe iniziare un percorso per analizzare la politica di agricoltura familiare sotto diversi aspetti: il ruolo dello Stato, i modelli di sviluppo agrario, il ruolo del mercato, nel quale i diversi attori si incrocerebbero in una arena politica attraversata da dibattiti e ridefinizioni. La chiave di lettura proposta è quella di analizzare il caso dell'Argentina, non tanto come esempio ma come caso specifico, che si sviluppa tuttavia in un quadro e in un linguaggio dello sviluppo che interpella tutta l'America Latina, riconoscendo i nuovi processi di inclusione, così come la continuità delle logiche di esclusione e di subalternizzazione.

Tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011 un gruppo di piccoli agricoltori biologici, di attivisti e di lavoratori immigrati lancia dalla Piana di Gioia Tauro la campagna “SOS Rosarno”, ricevendo il sostegno delle reti di economia solidale e l'interesse di varie realtà anti-razziste. L'idea che anima la campagna è semplice, eppure implementa in maniera innovativa una critica radicale al modello dominante di produzione, distribuzione e consumo del cibo, mettendo in atto strategie di trasformazione di tipo strutturale proiettate nel lungo periodo. I promotori della campagna, in sintesi, ritengono che le condizioni indecenti di vita e di lavoro dei braccianti immigrati impiegati nella raccolta degli agrumi, così come le tensioni sociali a sfondo razzista nella Piana, siano dovute alla crisi dell'agrumicultura e, più specificamente, alla crisi di redditività dei piccoli produttori schiacciati dai grossi commercianti, dalla grande distribuzione e dalla competizione internazionale. Se questo fosse vero, la via d'uscita dalle tensioni sociali e razziali, legate a loro volta allo sfruttamento lavorativo e all'impoverimento diffuso, andrebbe cercata innanzitutto in una filiera alternativa e indipendente, costruita ad esempio con i gruppi di acquisto solidale (GAS), attraverso cui vendere direttamente i prodotti ai consumatori più consapevoli. Una simile filiera corta, autonoma dal mercato e dalle sue dinamiche speculative, da un lato può garantire ai produttori un reddito adeguato con cui assumere e retribuire regolarmente i braccianti, oltre che finanziare iniziative solidali; dall'altro lato, può fornire ai consumatori un prodotto di qualità, rispettoso dell'ambiente e del lavoro, a un prezzo accessibile.

 

Criteri editoriali e regole per i collaboratori (in costruzione)


La costruzione della pace è un compito che richiede, oltre a un impegno costante e ad azioni concrete, anche un notevole sforzo di analisi delle cause della violenza e dei conflitti, così come dei processi che possano portare al loro superamento. In questo senso, tutte le scienze, da quelle della natura a quelle umane, possono portare un contributo fondamentale.


Scienza e Pace è una rivista online, di taglio interdisciplinare, che si propone come luogo di discussione pubblica per tutti coloro che intendono approfondire, per motivi di ricerca o lavoro, o anche per puro interesse, le tematiche della pace. La pace viene qui intesa nel senso ampio che è si è andato delineando negli ultimi decenni all'interno dei Peace Studies: come contraltare, innanzitutto, della guerra e della violenza diretta, ma anche e soprattutto come rimozione della violenza strutturale e come costruzione delle condizioni che consentono, a ciascuno e a ciascuna, non solo di soddisfare i propri bisogni fondamentali, ma anche di condurre una vita ricca e libera e di essere persone pienamente inserite nelle società in cui vivono.


Scienza e Pace ospiterà articoli dedicati a temi e problemi rilevanti per questa idea di pace, che verranno analizzati e discussi a partire da aree disciplinari e competenze scientifiche anche molto diverse, e possibilmente, con un approccio interdisciplinare e con uno sguardo critico sulle dinamiche del mondo contemporaneo: conflitti, crisi, relazioni geopolitiche, migrazioni, sostenibilità, movimenti sociali, istituzioni democratiche. Nella pagina principale saranno contenuti articoli che, seppur ben fondati sul piano scientifico e metodologico, e corredati di una bibliografia essenziale, abbiano un taglio divulgativo e una dimensione contenuta, in modo da essere facilmente accessibili a un pubblico più ampio dei soli specialisti. Tali articoli saranno organizzati secondo Rubriche tematiche: vi troveranno spazio anche recensioni di libri, scientifici e letterari, così come resoconti di conferenze ed eventi ritenuti pertinenti rispetto alle tematiche della pace e dei conflitti. Occasionalmente verranno aperti dei Forum per sollecitare il dibattito pubblico sulle questioni di maggiore attualità, così come periodicamente verranno pubblicati dei Focus monografici sulle tematiche più complesse, affrontate da vari e complementari punti di vista. Gli articoli di maggiore impegno tecnico-scientifico verranno pubblicati nei Research Papers. Questi articoli, che dovranno rispettare i tradizionali standard delle riviste scientifiche, saranno soggetti a un processo di revisione. Tale sezione avrà per scopo soprattutto quello di consentire una rapida disseminazione dei risultati, anche parziali, di ricerche in corso: pertanto la pubblicazione su Scienza e Pace non impedirà una successiva pubblicazione in altra sede. La lingua più usuale della rivista sarà l'italiano, ma pubblicheremo volentieri anche articoli e recensioni in lingua inglese.


Scienza e Pace è sostenuta dal Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace e dai Corsi di Laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa. Le posizioni espresse dagli autori non necessariamente rispecchiano quelle della rivista, o di chi la sostiene.

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