Call for papers / Federico Oliveri

La Prima Guerra Mondiale scoppia, come noto, tra la fine di luglio e l'inizio di agosto del 1914: due mesi dopo l’uccisione a Sarajevo dell’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’Impero Asburgico. Nel conflitto sono impiegate in larga scala nuove armi micidiali, come le mitragliatrici, i cannoni con potenti proiettili esplosivi, i carri armati e gli aerei. Come conseguenza, i combattimenti già nei primi mesi di guerra causano decine di migliaia di morti, molti dei quali giacciono insepolti nella “terra di nessuno”, tra le trincee degli opposti schieramenti: nessuno li recupera per paura della reazione nemica.
La visione dei corpi in putrefazione è uno spettacolo orribile che fa meditare sull’assurdità della guerra gli animi sensibili dei soldati degli opposti schieramenti. Anche il nuovo Papa Benedetto XV, Giacomo Della Porta, nel suo primo discorso all’inizio di settembre 1914 sottolinea la sua amarezza nel vedere l’Europa “devastata dal ferro e dal fuoco, rosseggiare di sangue”. Nello stesso spirito, il 7 dicembre 1914, il Papa propone ai governi dei paesi in guerra di accordare una tregua per il Natale. Nella sua proposta il Papa auspica che “i cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano”, ma la richiesta di tregua viene respinta da tutti gli interessati. [...]

Questo scritto vuole essere solamente un breve ricordo di Marco Della Pina così come io l'ho conosciuto in questi anni.
Quello che mi ha messo in contatto con Marco è stato il Corso di Laurea in Scienze per la Pace al quale Marco ha dedicato tanto del suo impegno e del suo tempo nell'ultima decina di anni. Andando indietro nella mia agenda ho trovato segnato il nostro primo incontro: era il 15 maggio 2003. Ricordo che allora cercavamo di ampliare il gruppo di docenti del nostro corso, cercando di coinvolgere colleghi che fossero bravi e motivati. Ricordo poco di questo primo incontro: Marco era una persona molto modesta, non cercava di mettersi in mostra e parlava poco di se stesso. La nostra amicizia si è sviluppata lentamente, è stata una scoperta che ha richiesto un po' di tempo. Ma dopo pochi anni era già diventata molto forte e sostanziata da una profonda stima reciproca. Nell'autunno 2005 Marco ha iniziato la sua collaborazione con il nostro corso. Da allora, fino a quando le forze glielo hanno permesso, ha tenuto l'insegnamento di “Europa e mondo dall'età moderna all'età contemporanea”, e negli ultimi tempi anche un insegnamento su “Il Conflitto nella Storia”. [...]

Quella che vorremmo raccontare qui è una storia “giovane”, che ha soltanto 22 anni. È la storia dell’immigrazione in Italia, osservata dentro un quadro cronologico segnato da due eventi drammatici e simbolici: i giorni dell’agosto 1991 nel porto di Bari, con il più grande respingimento di immigrati nella storia italiana ed europea, ed il 3 ottobre 2013 davanti a Lampedusa, con centinaia di profughi in fuga da guerre e dittature morti annegati, e con i superstiti denunciati per il reato di clandestinità. [...]

Otto anni dopo la prima pubblicazione, il diario dell’esperienza vissuta dall’autore durante la guerra dell’estate 2006 conserva intatta la sua utilità per comprendere la società libanese. Molti dei fattori socio-politici e culturali del conflitto descritti dall’autore, infatti, hanno assunto crescente rilevanza negli ultimi anni della storia libanese. Si pensi, in particolare, alla frammentazione della società lungo linee di demarcazione confessionali, da cui originano anche i principali partiti politici, che sono andati caratterizzandosi sempre più marcatamente come espressione degli interessi della comunità religiosa del leader; alla polarizzazione della scena politica tra le forze sciite alleate della Siria, e quelle sunnite, oppositrici al regime di Damasco, avviatasi nel 2005, all’indomani dell’attentato contro l’ex primo ministro Rafik Hariri e del ritiro delle truppe siriane dal territorio; all’incremento degli attentati suicidi come strumento della lotta politica tra queste due comunità, dopo che l’esplosione della guerra civile siriana ne ha acuito la contrapposizione negli ultimi quattro anni. [...]

Follie di guerra di Ilaria La Fata affronta il tema dei soldati che durante la prima guerra mondiale furono ricoverati negli ospedali psichiatrici. L’indagine parte dei dati e dai documenti che sono conservati nel manicomio provinciale di Colorno e ha il pregio di ricostruire un aspetto del conflitto che generalmente rimane in secondo piano, nonostante restituisca con drammaticità l’impatto di sofferenza, disagio e spaesamento che la guerra con la sua violenza inaudita produsse nella popolazione. Nel volume l’autrice riporta alla luce, con l’aiuto delle cartelle cliniche dei pazienti, una realtà rimasta nascosta a lungo di uomini straziati dagli spasmi del dolore fisico, ma anche dagli incubi e dai trasalimenti improvvisi, o spenti per sempre alla vita.
La ricerca si colloca all’interno di quel filone di indagini che, anche attraverso micro-storie locali, mette a fuoco i profondi mutamenti prodotti dal conflitto sulla vita umana associata. Come gli studi di Antonio Gibelli ed Eric Leed hanno ampiamente approfondito, la Grande guerra ha prodotto trasformazioni oltre che sul piano politico, economico e sociale, anche sul piano dell’identità e della coscienza degli individui, traghettandoli nell’ingranaggio spesso alienante della modernità.

Che cosa significa Ragion di Stato? Che cos'è il cosiddetto machiavellismo? E ancora: che cosa resta di autentico nel Machiavelli studiato attraverso la lente d'ingrandimento del machiavellismo? Il volume di Michel Senellart – tradotto e curato da Lorenzo Coccoli – intitolato Machiavellismo e ragion di Stato offre dei percorsi possibili per liberare dai luoghi comuni il pensiero politico dell'acuto segretario fiorentino, giungendo a ricostruire in maniera ordinata la vasta e articolata speculazione filosofico-politica che si è intrecciata, negli ultimi cinque secoli, intorno alla Stato e alle ragioni della sua conservazione. Come Karl Marx si dissociò da chi voleva ipostatizzare il suo pensiero nel marxismo, possiamo fin da subito affermare con certezza che anche il fiorentino avrebbe preso le distanze dal machiavellismo. [...]

La crisi ucraina, ha fornito ulteriore conferma degli strutturali limiti geopolitici che affliggono l'Ue relativi sia alla difficoltà di attuazione di strategie condivise che alla consolidata subalternità alle posizioni statunitensi. I paesi comunitari, divisi fra posizioni dialoganti e oltranziste, hanno assecondato la linea dello scontro frontale con Mosca sostenuta da Obama, facendosi trascinare nella spirale delle sanzioni economiche e dell'inasprimento delle tensioni militari con forniture al governo di Kiev ed esercitazioni effettuate nell'est europeo in prossimità dei confini russi.

Dopo aver svelato il terreno di alcuni pregiudizi teorici che pesano sullo studio dei processi comunicativi, questo articolo esamina criticamente e in dettaglio i principali modelli di comunicazione e le relative teorie, proponendo una distinzione tra due diversi tipi di modelli: monologico e dialogico. Particolare attenzione è rivolta a quest'ultimo, in quanto scoraggiano un uso utilitaristico, manipolatorio ed etnocentrico della comunicazione, soddisfacendo così i requisiti etici della comunicazione nonviolenta e gli obiettivi della comunicazione interculturale che mirano allo sviluppo di identità complesse e "plurali", capace di integrare la diversità in modo creativo.

Squadra verso la morte è l’opera teatrale più nota, anche internazionalmente, del drammaturgo e saggista spagnolo Alfonso Sastre, un autore prolifico, poliedrico e longevo che nel suo paese ha vissuto una situazione paradossale per un uomo di teatro. Riconosciuto unanimemente dalla storiografia letteraria come una delle figure più significative del dopoguerra teatrale, al fianco di Antonio Buero Vallejo, a differenza di quest’ultimo Sastre è stato poco allestito sulle scene se si considerano l’ampiezza del suo corpus e dell’arco temporale della sua attività. Per spiegare questa contraddizione, occorrerà anzitutto richiamare il duro scontro che già negli anni Cinquanta, e con maggior nettezza nel decennio successivo, l’autore ha ingaggiato con la censura franchista. In effetti, Squadra verso la morteè la prima di numerose pièces di Sastre ad attirarsi, nel caso specifico dopo pochi spettacoli, le indesiderate attenzioni di un apparato censorio spesso incoerente e talvolta persino arbitrario, che proibisce integralmente la diffusione sui palcoscenici di alcuni testi o impone loro tagli e aggiustamenti, mostrandosi più preoccupato per le potenziali conseguenze delle messe in scena che per la circolazione a stampa delle opere teatrali. [...]

 

Stiamo vivendo una fase intensa e conflittuale della politica mondiale. Eventi passati hanno mostrato come i Giochi Olimpici e la Coppa del Mondo siano sempre stati teatro di conflitti diplomatici e ideologici. La Guerra Fredda fu definita "fredda" da George Orwell poiché era combattuta non con armi e conflitti militari aperti, ma piuttosto in altri campi sociali come sport, cultura, scienza, ecc. Vincere una medaglia alle Olimpiadi è sempre stato un status symbol per mostrare la potenza e la superiorità di un paese. Non è una coincidenza che la Cina, gli Stati Uniti e la Russia investano molte risorse economiche per avere atleti eccellenti. È lo stesso per il calcio; L'Italia, la Germania e i paesi emergenti dell'America Latina hanno nel calcio la chiave per diffondere il senso di appartenenza e il patriottismo alle proprie popolazioni. Pertanto, gli ultimi Giochi olimpici e gli ultimi Mondiali di calcio sono stati uno specchio della tendenza sociale della società: grazie alle Olimpiadi è possibile statuire le tensioni tra paesi occidentali ed orientali e grazie alla Coppa del Mondo sono chiari i problemi sociali che dividono le persone di diversa sessualità, origine etnica e religione. [...]

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