Sono un figlio dei movimenti di decolonizzazione e di indipendenza. Ancora giovane in Guinea-Conakry mi sono imbattuto in una famosa frase di Frantz Fanon, contenuta ne I dannati della terra: “gli uomini (...) si rendono conto che ogni cultura è innanzitutto nazionale”. In altri termini, nel contesto delle lotte anti-coloniali, non ci sarebbe altra cultura che la cultura nazionale. La parola d’ordine è stata così stabilita, e ovunque, dall’Algeria al Congo, attraverso il Mali e il Ghana, abbiamo dovuto costruire la nostra modernità nelle lotte di liberazione che hanno fatto di noi, donne e uomini nuovi in nazioni sovrane, portatrici di culture viventi. Per Fanon e altri profeti delle indipendenze, perfino il panafricanismo ha dovuto passare attraverso gli Stati Nazione che avevano ottenuto la loro sovranità contro l’imperialismo occidentale.
Lessico delle discriminazioni. Tra società, diritto e istituzioni costituisce una ricognizione approfondita delle diverse forme della discriminazione e delle risposte che il diritto offre, o dovrebbe offrire, al fine di creare e/o garantire condizioni di eguaglianza. L’opera, nata dai lavori seminariali del LiABd – il Laboratorio su Forme della discriminazione, istituzioni e azioni positive frutto della collaborazione tra mondo accademico (il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia) e mondo istituzionale (l’Assessorato Scuola, Formazione professionale, Università, Lavoro, Pari Opportunità della Regione Emilia-Romagna) – propone una prospettiva interdisciplinare complessa, volta a mettere in risalto alcune tra le più rilevanti forme di discriminazione − basate sul sesso, sulla razza, sulla religione, sull’orientamento sessuale, sulla disabilità – e le misure approntate dal diritto interno, dal diritto comunitario e dal diritto internazionale per affrontarle.
Il 18 agosto 2014 l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) ha annunciato la completa distruzione delle armi chimiche della Repubblica Araba Siriana (RAS). Nel tragico panorama del 2014, segnato dall’aggravarsi delle relazioni internazionali in tutti i settori e dal divampare o acutizzarsi di conflitti armati in troppi paesi, il disarmo chimico della Siria rimane l’unica nota positiva.
Questo risultato non era assolutamente scontato, vista l’ambizione e complessità del programma, la sanguinosa guerra civile in corso nel paese e le tensioni fra USA e Russia. Il merito del disarmo chimico della Siria in tempi estremamente rapidi va al continuo impegno della comunità internazionale e alla tenacia e competenza dell’OPCW e del segretariato generale dell’ONU, in particolare di Sigrid Kaag, coordinatore speciale della commissione costituita allo scopo. [...]
Il nuovo presidente tunisino Béji Caïd Essebsi, 88 anni, la mattina del 31 dicembre 2014 ha prestato giuramento davanti all’assemblea dei rappresentanti del popolo a Tunisi. Nel discorso di insediamento ha promesso “di essere il presidente di tutti i tunisini e le tunisine”, appellandosi “al consenso tra i partiti politici e la società civile”, poiché ha affermato che “non c’è futuro per la Tunisia senza riconciliazione nazionale”. Essebsi era risultato vincitore al secondo turno delle elezioni presidenziali, svoltesi lo scorso 21 dicembre, riportando il 55,68% dei voti contro il 44,32% del rivale Moncef Marzouki.
Le prime elezioni parlamentari dalla cacciata del dittatore Ben Ali si erano tenute soltanto il 26 ottobre scorso. Il notevole ritardo con cui sono avvenute è indice di per sé della preparazione travagliata di questo tappa fondamentale per la storia della Tunisia. Inizialmente infatti i lavori dell’Assemblea Costituente avrebbero dovuto terminare entro il 23 ottobre 2012 e le elezioni indette immediatamente dopo. Tuttavia lo stallo dei lavori e la mancanza di volontà di confronto da parte del principale partito di governo, Ennahdha, portarono l’Unione Generale dei Lavorati Tunisini (UGTT) a proporre la creazione di un’Assemblea per il dialogo nazionale. La proposta dell’UGTT rimase inascoltata fino all’assassinio degli esponenti dei principali partiti politici di sinistra, Chokry Belaid e Mohamed Brahmi. [...]
La Prima Guerra Mondiale scoppia, come noto, tra la fine di luglio e l'inizio di agosto del 1914: due mesi dopo l’uccisione a Sarajevo dell’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’Impero Asburgico. Nel conflitto sono impiegate in larga scala nuove armi micidiali, come le mitragliatrici, i cannoni con potenti proiettili esplosivi, i carri armati e gli aerei. Come conseguenza, i combattimenti già nei primi mesi di guerra causano decine di migliaia di morti, molti dei quali giacciono insepolti nella “terra di nessuno”, tra le trincee degli opposti schieramenti: nessuno li recupera per paura della reazione nemica.
La visione dei corpi in putrefazione è uno spettacolo orribile che fa meditare sull’assurdità della guerra gli animi sensibili dei soldati degli opposti schieramenti. Anche il nuovo Papa Benedetto XV, Giacomo Della Porta, nel suo primo discorso all’inizio di settembre 1914 sottolinea la sua amarezza nel vedere l’Europa “devastata dal ferro e dal fuoco, rosseggiare di sangue”. Nello stesso spirito, il 7 dicembre 1914, il Papa propone ai governi dei paesi in guerra di accordare una tregua per il Natale. Nella sua proposta il Papa auspica che “i cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano”, ma la richiesta di tregua viene respinta da tutti gli interessati. [...]
Questo scritto vuole essere solamente un breve ricordo di Marco Della Pina così come io l'ho conosciuto in questi anni.
Quello che mi ha messo in contatto con Marco è stato il Corso di Laurea in Scienze per la Pace al quale Marco ha dedicato tanto del suo impegno e del suo tempo nell'ultima decina di anni. Andando indietro nella mia agenda ho trovato segnato il nostro primo incontro: era il 15 maggio 2003. Ricordo che allora cercavamo di ampliare il gruppo di docenti del nostro corso, cercando di coinvolgere colleghi che fossero bravi e motivati. Ricordo poco di questo primo incontro: Marco era una persona molto modesta, non cercava di mettersi in mostra e parlava poco di se stesso. La nostra amicizia si è sviluppata lentamente, è stata una scoperta che ha richiesto un po' di tempo. Ma dopo pochi anni era già diventata molto forte e sostanziata da una profonda stima reciproca. Nell'autunno 2005 Marco ha iniziato la sua collaborazione con il nostro corso. Da allora, fino a quando le forze glielo hanno permesso, ha tenuto l'insegnamento di “Europa e mondo dall'età moderna all'età contemporanea”, e negli ultimi tempi anche un insegnamento su “Il Conflitto nella Storia”. [...]
Quella che vorremmo raccontare qui è una storia “giovane”, che ha soltanto 22 anni. È la storia dell’immigrazione in Italia, osservata dentro un quadro cronologico segnato da due eventi drammatici e simbolici: i giorni dell’agosto 1991 nel porto di Bari, con il più grande respingimento di immigrati nella storia italiana ed europea, ed il 3 ottobre 2013 davanti a Lampedusa, con centinaia di profughi in fuga da guerre e dittature morti annegati, e con i superstiti denunciati per il reato di clandestinità. [...]
Otto anni dopo la prima pubblicazione, il diario dell’esperienza vissuta dall’autore durante la guerra dell’estate 2006 conserva intatta la sua utilità per comprendere la società libanese. Molti dei fattori socio-politici e culturali del conflitto descritti dall’autore, infatti, hanno assunto crescente rilevanza negli ultimi anni della storia libanese. Si pensi, in particolare, alla frammentazione della società lungo linee di demarcazione confessionali, da cui originano anche i principali partiti politici, che sono andati caratterizzandosi sempre più marcatamente come espressione degli interessi della comunità religiosa del leader; alla polarizzazione della scena politica tra le forze sciite alleate della Siria, e quelle sunnite, oppositrici al regime di Damasco, avviatasi nel 2005, all’indomani dell’attentato contro l’ex primo ministro Rafik Hariri e del ritiro delle truppe siriane dal territorio; all’incremento degli attentati suicidi come strumento della lotta politica tra queste due comunità, dopo che l’esplosione della guerra civile siriana ne ha acuito la contrapposizione negli ultimi quattro anni. [...]
Follie di guerra di Ilaria La Fata affronta il tema dei soldati che durante la prima guerra mondiale furono ricoverati negli ospedali psichiatrici. L’indagine parte dei dati e dai documenti che sono conservati nel manicomio provinciale di Colorno e ha il pregio di ricostruire un aspetto del conflitto che generalmente rimane in secondo piano, nonostante restituisca con drammaticità l’impatto di sofferenza, disagio e spaesamento che la guerra con la sua violenza inaudita produsse nella popolazione. Nel volume l’autrice riporta alla luce, con l’aiuto delle cartelle cliniche dei pazienti, una realtà rimasta nascosta a lungo di uomini straziati dagli spasmi del dolore fisico, ma anche dagli incubi e dai trasalimenti improvvisi, o spenti per sempre alla vita.
La ricerca si colloca all’interno di quel filone di indagini che, anche attraverso micro-storie locali, mette a fuoco i profondi mutamenti prodotti dal conflitto sulla vita umana associata. Come gli studi di Antonio Gibelli ed Eric Leed hanno ampiamente approfondito, la Grande guerra ha prodotto trasformazioni oltre che sul piano politico, economico e sociale, anche sul piano dell’identità e della coscienza degli individui, traghettandoli nell’ingranaggio spesso alienante della modernità.
Che cosa significa Ragion di Stato? Che cos'è il cosiddetto machiavellismo? E ancora: che cosa resta di autentico nel Machiavelli studiato attraverso la lente d'ingrandimento del machiavellismo? Il volume di Michel Senellart – tradotto e curato da Lorenzo Coccoli – intitolato Machiavellismo e ragion di Stato offre dei percorsi possibili per liberare dai luoghi comuni il pensiero politico dell'acuto segretario fiorentino, giungendo a ricostruire in maniera ordinata la vasta e articolata speculazione filosofico-politica che si è intrecciata, negli ultimi cinque secoli, intorno alla Stato e alle ragioni della sua conservazione. Come Karl Marx si dissociò da chi voleva ipostatizzare il suo pensiero nel marxismo, possiamo fin da subito affermare con certezza che anche il fiorentino avrebbe preso le distanze dal machiavellismo. [...]