Call for papers / Federico Oliveri

Contemporary Europe is not anymore characterized by traditional National-State borders, but rather by new borders within National-State borders. These new borders arise by cultural, ethnic and religious identity claimed by national and non-national citizens who live in the same public space. Therefore, these new borders are not territorial borders, such as those, which divide a state from another, but rather identitaries borders. Though territorial borders still exist, nowadays Europe sees the process of the national state border’s weakening and of the strengthening of the identitaries borders within states. This process is very linked to globalization, which on the one hand, has brought to the overcoming territorial borders and, on the other hand, has made the local dimensions stronger.

 

"Economic Inequality: crises, conflicts and threats for peace" è una conferenza internazionale interdisciplinare, organizzata congiuntamente dalla rivista online "Scienza e Pace - Science and Peace", dal Centro Interdisciplinare "Scienze per la Pace" e dal Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Pisa. La conferenza si terrà a Pisa, il 1 Dicembre 2017, presso l'Aula Magna del Dipartimento di Economia e Management e si svolgerà in inglese. Qui è disponibile la mappa per raggiungere il luogo dell'evento.

Non ci sono costi di registrazione. Tuttavia, per facilitare gli organizzatori, si prega si annunciare la propria partecipazione inviando una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Draft Conference Programme

 

9:00 – 9.15 Welcome addresses

Silvio Bianchi Martini, Dean of the Department of Economics and Management
Enza Pellecchia, Director of the Sciences for Peace Interdisciplinary Centre
Pompeo Della Posta, Editor of Scienza e Pace – Science and Peace


I Part – The general context

9:15 - 9:45 Pompeo Della Posta (Università di Pisa)
An introduction: economic inequality, economic theory and social capital

9:45 – 10:15 Pascal Petit (Université Paris 13)
Is the systemic rise in income inequality likely to reverse and for which reasons?

10:15 – 10:45 Roberto Burlando (Università di Torino)
Economic inequality and the economic and cultural divides of our time

10:45 – 11:00 Coffee Break


II Part - Some aspects of economic inequality

11:00 – 11:30 Indra de Soysa (Norwegian University of Science and Technology, Trondheim, Norway)
Social Exclusion and Civil Violence

11:30 – 12:00 Maurizio Franzini (Università La Sapienza, Roma)
Economic inequality and social immobility: a vicious circle?

12:00 – 12:30 Stefano Bartolini (Università di Siena)
Envying alone. Social poverty as an engine of social comparisons and unhappiness

12:30 – 13.00 Discussion and roundtable

13:00 – 14:30 Lunch Break


III Part – Some specific country cases

14:30 – 15:00 Habibul Khondker (via Skype) (Zayed University, United Arab Emirates)
Existential Inequality and Women’s Empowerment in Selected Muslim Majority Countries: A Comparative Study

15:00 -15:30 Michele Raitano (Università La Sapienza, Roma),
Intergenerational transmission mechanisms of inequalities in Italy and some international comparisons

15:30 – 16:00 Francesco Sarracino (via Skype) (STATEC, National Institute of Statistics and Economic Studies of the Grand Duchy of Luxembourg), Luxembourg
Explaining Russian exception: containing income inequality promotes life satisfaction

16:00 – 17:00 Discussion and roundtable. End of the conference

Il nuovo Direttore di Scienza e Pace / Science and Peace presenta lo stato dell'arte e il piano di sviluppo della rivista.

Recensione di Elisabetta Grande, Guai ai poveri. La faccia triste dell'America, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2017.

L’obiettivo primario di questo studio è analizzare e discutere come lo sviluppo di partenariati pubblico-privati (PPP) possa massimizzare l’impatto di progetti legati al “rafforzamento delle capacità” nella ricerca scientifica e, allo stesso tempo, contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile sanciti dall’Agenda 2030. Negli ultimi decenni si è sviluppato un notevole interesse sull’evoluzione di sistemi di PPP, soprattutto in relazione ai meccanismi di finanziamento dell’educazione e della ricerca scientifica. Viene qui inoltre descritto il ruolo di organizzazioni internazionali, quali le Nazioni Unite, nell’incoraggiare l’adozione di PPP per perseguire i propri obiettivi di sviluppo. Tali meccanismi non sono scevri da dibattiti e potenziali sfide, specialmente in merito alla cooperazione del settore privato con attori multilaterali nell’adozione di modelli di PPP. L’articolo include l’analisi di casi pratici ed esperienze degli autori, impegnati nella cooperazione tra organizzazioni di diversa natura (UNESCO-MERCK Africa Research Summit) che ambiscono a creare un terreno fertile per generare esternalità positive ed effetti “spillover” che coinvolgano la cooperazione Nord-Sud e Sud-Sud, così come l’empowerment di genere nella ricerca. Facendo riferimento alla controversa letteratura sul tema, questo lavoro vuole sottolineare il potenziale di partenariati pubblico-privati nel catalizzare relazioni tra attori eterogenei che includano organizzazioni internazionali, il mondo dell’industria, centri di ricerca, università e società civile.

La guerra contemporanea investe ogni cosa e ogni persona. Tra le vittime civili, le più esposte e vulnerabili sono le donne, incluse ragazze e bambine. Questo articolo indaga come, in determinate guerre, il corpo della donna diventi terreno di forte identità per un gruppo o una nazione e come, su questa identità, il nemico eserciti violenza per affermare la propria superiorità. La donna, identificata col proprio corpo, diventa il territorio simbolico di un attraversamento che, nella violenza sessuale, rende tangibile il superamento di un confine. La disumanizzazione dei popoli, come nel caso dell'ex Jugoslavia o del Ruanda, è iniziata perciò dal corpo delle donne. Non è tanto la violenza sessuale in sé a essere rilevante qui, ma il suo utilizzo come strategia di guerra poggiante su significati sociali ben precisi. Da un lato, l’atrocità compiuta sul corpo femminile anche in pubblico simboleggia l’annientamento permanente della società rivale e si configura come espressione di odio etnico più che di misoginia. Dall'altro lato, l'identificazione della donna come “proprietà del maschio” che si vuole annientare, si radica in una criticabile concezione patriarcale della società.

Cosa resta oggi del Discorso del Cairo di Obama, intitolato “Un nuovo inizio”, ora che una vasta area del Medio Oriente è stata trasformata in campo di battaglia, e intere generazioni di giovani desiderosi di cambiamento sono stati traumatizzati da ideologie fuorvianti e anni di combattimento? Rispondere a questa domanda implica mettere in discussione l'approccio dominante ai conflitti in corso, in particolare a quello siriano, in quanto fondato su categorie improprie e prospettive unilaterali. In quest'ottica, le riflessioni personali che seguono assumono come filo conduttore gli equivoci generati dal celebre dilemma gramsciano, tra essere partigiani o indifferenti. La “neutralità” rivendicata dagli abitanti del quartiere palestinese di Yarmouk a Damasco, oggi distrutto, verrà discussa come valida alternativa a questo dilemma. Se infatti nel contesto medio-orientale e siriano, in cui forze globali si scontrano per interessi economici e geopolitici, prendere una parte contro l'altra equivale spesso a divenire delle pedine nel gioco di altri, la neutralità può offrire il punto di partenza per cambiare paradigma.

In questo articolo si considerano i rapporti tra la malaria e gli eventi bellici che si sono susseguiti nei secoli, a dimostrazione che la malattia ha modellato il corso della storia. Dopo aver passato in rassegna gli episodi più significativi dell’era antica, si descrivono alcune situazioni particolarmente importanti come la battaglia di Walcheren (in cui Napoleone potrebbe avere sfruttato la malaria come arma biologica), la guerra civile americana e i due conflitti mondiali. Per quanto riguarda il secondo, é stata data enfasi alla cosiddetta “altra battaglia di Cassino”, espressione che indica la battaglia che fu intrapresa, verso la fine del conflitto, contro le zanzare vettori dell’infezione malarica. Quindi si é passati a esaminare il ruolo della malaria nella guerra di Corea e in quella del Vietnam. Quest’ultima ha avuto come effetto positivo l’impulso dato dal governo cinese agli studi per la messa a punto di nuovi farmaci anti-malarici, quali i derivati dell’artemisinina, di cui l’artesunato è il miglior farmaco di cui disponiamo oggi. Infine sono stati trattati i rapporti della malattia con le guerre più recenti, come quella in Afghanistan, e il possibile impatto della malaria sulla durata delle guerre civili.

Il tumore costituisce un evento traumatico della vita, che interrompe il normale corso dell'esistenza, minacciando e destabilizzando ogni dimensione identitaria del malato. Per questa ragione è necessario proporre un'elaborazione di questa esperienza negativa, spostando l'attenzione da una prospettiva centrata esclusivamente sulla malattia verso processi capaci di promuovere resilienza e opportunità di sviluppo e crescita positivi del paziente. L'uso della Medicina Narrativa in ambito oncologico consente di avviare un processo di formazione insieme al paziente, fondato su significati condivisi di salute e malattia, capace di essere di per sé terapeutico contribuendo al miglioramento o all'accettazione della patologia e delle terapie. La narrazione, costruita attraverso la tecnica del diario, non è un semplice "contenitore di eventi" ma assiste il paziente nel percorso di adattamento alla malattia, offrendogli uno spazio per esprimere, sviluppare, integrare e infine interiorizzare significati ed esperienze relative all'evento oncologico, riconoscendone il senso di momento critico nella propria memoria autobiografica.

Call for papers

  

Teorie del conflitto e filosofie della pace. A 100 anni dalla pubblicazione di Der Konflikt der modernen Kultur di Georg Simmel

 

Georg Simmel è tra i ‘padri’ fondatori della moderna teoria del conflitto, con lavori di stampo sociologico fortemente inspirati alla Lebenphilosophie (“filosofia della vita”) e alla connessa concezione dualistica dell’Io e della cultura (opposizione tragica tra Vita e Forma). Der Konflikt der modernen Kultur (1918) suggella questo percorso.

Il conflitto non è là a bella posta per essere risolto” può essere considerato l’aforisma con cui Simmel concepisce una dialettica non conciliatoria in cui il polo negativo (Alter, il diverso, l’escluso, ecc.) svolge un ruolo solo a lui riservato: quello di dialogare con il polo positivo in condizione di complementarità. Non c’è una unità di partenza - una natura originaria buona o una pace romanticamente stabile che ad un certo punto verrebbe infranta e che, appianato il conflitto, sarebbe possibile ripristinare - bensì è il divenire della tensione tra gli opposti che produce una realtà comune. Individui, gruppi e istituzioni si costruiscono all'interno di una fitta “rete di conflitti” che produce continue “unità tra diversi”, a loro volta destinate a essere messe in discussione. Ne nasce la proposta teorica: il comune, la pace, si costruisce non eliminando solo la componente negativa (il male, l’egoismo, la diversità ecc.) o nell’incrementare unicamente la componente positiva (il bene, la carità, l’altruismo, sussidi materiali e/o economici, etc.), bensì attraverso la gestione di forze che allo stesso tempo sono sociative e dissociative, cooperative ed egoiste: il conflitto scorre negli ambiti più riposti e dà la materia sia alla vita individuale che collettiva ("il conflitto è la scuola dell’Io”). Sotto traccia il metodo simmeliano suggerisce di praticare una razionalità nonviolenta che miri a una ‘modica quantità di conflittualità’ o intolleranza, tale che venga preservato un tasso relativamente ‘sufficiente’ di pace o integrazione sociale.

Questa originale concettualizzazione, che dalla vita quotidiana investe l'intera società fino alle relazioni tra Stati, rispecchia la coscienza storica della transizione dall'epoca delle grandi certezze a quella attuale delle certezze infondate. E inaugura una terza via rispetto alle teorie-pivot della Pace positiva e della Pace negativa, consentendo di misurarne la forza esplicativa. Per la Teoria della Pace negativa il conflitto è da eliminare e, come mezzi adeguati allo scopo, volta a volta, si individuano la mediazione, i diritti, le riforme sociali, la carità o l’empatia. Qui incontriamo tutte le teorie della pace come assenza di guerra o violenza e quelle filosofie spiritualiste della pace che mettono l’armonia-stabilità a principio originario da ri-costruire o ri-scoprire (come dire che combattendolo, alla fine, il male dovrà riunirsi al bene: idea di guerra ‘giusta’, di purificazione o redenzione). Per la Teoria della Pace positiva il conflitto è un bene e per ciò stesso deve scoppiare: la pace è qualcosa da creare e la lotta è mezzo essenziale di cambiamento. Vi rientrano quelle teorie conflittualiste e le filosofie della pace il cui fine è di creare un’armonia a venire, un nuovo ordine (di coppia, sindacale, organizzativo, politico, etico, ecc.) che, utopisticamente, non viene esplicitato.

Alla luce di queste considerazioni, Scienza e Pace / Science and Peace invita studiosi di diverse discipline a inviare contributi che:

- mettano in evidenza disseminazioni e superamenti della “rete del conflitto”, con particolare attenzione ai conflitti inediti contemporanei (del quotidiano, di gruppo, politici, etici, ambientali, interculturali, religiosi, internazionali, ecc.) e al rapporto individualizzazione/società;

- ricostruiscano la genesi delle teorie di Simmel sul conflitto e la sua dialettica all'interno del contesto storico-politico, economico e culturale dell’autore.

 

Istruzioni per gli autori 

Per partecipare al numero monografico, inviare all'Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. un contributo in italiano, spagnolo o inglese, nel rispetto delle norme editoriali della rivista, entro il 30 Aprile 2018. Il manoscritto sarà sottoposto ad un processo di revisione double-blind. Per ulteriori informazioni, contattare direttamente il guest editor del numero monografico, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo..

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