Call for papers / Federico Oliveri

Un ampio dibattito sulle determinanti del sostegno delle persone alla globalizzazione ha concluso che è necessario fare leva sugli schemi di welfare per compensare coloro che perdono a causa della globalizzazione. Tuttavia, questa soluzione non è universalmente accettata e potrebbe non essere praticabile in tempi di vincoli di bilancio. In questo paper verifichiamo l'ipotesi che la fiducia nelle istituzioni migliori l'accettazione della globalizzazione da parte delle persone. Utilizziamo i microdati dell'Eurobarometro, dell’European Social Survey e dell’European Quality of Life Survey per studiare il caso del Lussemburgo, un'economia piccola e aperta, fortemente integrata nei mercati internazionali e in cui gli immigrati sono più della metà dei residenti totali. I dati indicano che la fiducia nelle istituzioni, e in particolare in quelle internazionali, aumenta l'accettazione della globalizzazione da parte delle persone. Tuttavia, proprio quando la globalizzazione è considerata come libera circolazione delle persone attraverso le frontiere, la fiducia nelle istituzioni internazionali gioca un ruolo importante. Questi risultati sono robusti per invertire la causalità.

La possibilità che una centrale nucleare operativa sia colpita in un attacco durante operazioni militari è diventata di drammatica attualità nell’odierna crisi ucraina. Gli incidenti ipotizzabili in tale scenario si dividono, a seconda della tipologia di attacco, in incidenti di criticità oppure incidenti convenzionali. I primi potrebbero verificarsi nel caso in cui sistemi ausiliari e di sicurezza del reattore venissero colpiti simultaneamente, provocando un raggiungimento incontrollato della criticità del reattore. I secondi, potrebbero comportare il rilascio di radioattività nell’ambiente a seguito di detonazioni ed incendi in siti della centrale contenenti materiale radioattivo. Spesso ed in modo scorretto negli ultimi mesi, commentando gli eventi accaduti alla centrale di Zaporizhzhia a partire da Marzo 2022, i media hanno paragonato la portata delle conseguenze di tali attacchi a quelle dell’utilizzo di un’arma nucleare tattica. Dal punto di vista della letalità per la popolazione, dei radionuclidi coinvolti, dell’entità della contaminazione dell’ambiente i due eventi sono profondamente diversi. Il presente lavoro, a carattere esplicativo, si propone di studiare l’impatto sull’uomo e sull’ambiente delle conseguenze di un attacco militare alla centrale e quelle della detonazione di un ordigno nucleare tattico della potenza di 10 kt (kiloton).

Il presente contributo intende esaminare i profili generali di conformità all’ordinamento internazionale degli interventi armati realizzati dalle organizzazioni regionali e sub-regionali all’interno del territorio di un proprio Stato membro. A tal fine, sono stati presi in considerazione i trattati istitutivi delle organizzazioni regionali e sub-regionali che fino ad oggi hanno attuato tali tipi di interventi, valutando se e in che misura essi li prevedano. Sono dunque state analizzate le fattispecie di intervento che più frequentemente vengono ad inverarsi nella prassi, verificando se tali tipi di condotte siano conformi a quanto il diritto internazionale prescrive in materia. Infine, sono state offerte anche alcune considerazioni sull’elemento del consenso, da alcuni ritenuto necessario affinché possa essere considerato legittimo un intervento armato di un’organizzazione regionale o sub-regionale sul territorio di un proprio Stato membro.

Lo scritto esamina la questione dell’attribuzione della responsabilità per gli illeciti compiuti dai caschi blu nell’ambito delle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite. Dopo aver analizzato la giurisprudenza applicativa del criterio del controllo effettivo, ai fini dell’individuazione del soggetto responsabile tra ONU e Stati fornitori dei contingenti, viene prospettata una interpretazione estensiva dello stesso criterio, volta a ricomprendere il controllo normativo e operativo e, dunque, a prefigurare una forma di responsabilità duale (al contempo dell’Organizzazione e degli Stati). In questo modo, si fornisce alle vittime dell’illecito uno strumento utile a superare l’immunità delle Nazioni Unite dalla giurisdizione e a garantire la tutela del diritto a un rimedio effettivo.

Il saggio propone una lettura dell’enciclica Fratres omnes del 2020 lontana dagli aspetti teologici e dalle implicazioni religiose, diretta piuttosto a cogliere spunti comuni a credenti e non credenti che, di fronte alla deriva nichilista globale dell’homo oeconomicus, possono dare impulso a nuove modalità relazionali tra gli esseri umani e tra questi e il mondo. La riflessione si concentra, come esempio, sui concetti di ‘solidarietà’ e ‘fraternità’ che, accomunati dall’uguale obiettivo di piegare la logica egoistica del profitto, possono contribuire ad affermare un paradigma culturale alternativo, finalizzato alla costruzione di una pace ‘esistenziale’.

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Guerra in Ucraina: quale spazio per l'analisi delle cause e l’azione nonviolenta?

 

All'alba del 24 febbraio 2022 è iniziata l’invasione militare dell'Ucraina da parte della Federazione Russa, sorprendendo molti osservatori (ma non tutti) e aprendo scenari che, dopo quattro mesi di guerra, appaiono ancora largamente imprevedibili, non potendosi escludere neanche il rischio di una escalation nucleare.

Poche guerre recenti hanno ricevuto una copertura mediatica più intensa di quella in corso in Ucraina. La maggior parte dei media occidentali ha, comprensibilmente, dato ampio risalto alle violenze e alle violazioni del diritto internazionale dell’esercito invasore russo, all’autodifesa ucraina simboleggiata dal presidente del paese, alle drammatiche sofferenze della popolazione civile ucraina, costretta a una fuga che, per rapidità e intensità, non ha precedenti nella storia europea recente: nei primi due mesi della guerra, più di 7,5 milioni di persone, soprattutto donne e bambini, hanno lasciato il paese, anche se nel frattempo 2,4 milioni di persone sono rientrate in Ucraina. Le vittime civili sono almeno 20.000, ma si tratta di stime probabilmente al ribasso.

La polarizzazione politica intorno al conflitto ha però reso difficile sviluppare un’analisi lucida delle sue molteplici cause profonde, una condizione necessaria per comprendere quale sia la strada da seguire per avviare un autentico e duraturo processo di pace tra Federazione Russa e Ucraina, nel quadro di un nuovo sistema europeo e internazionale di sicurezza. La semplificazione indotta dal “pensiero di guerra” ha invece, molto spesso, tentato di liquidare la “complessità” come un artificio retorico per non prendere posizione e gli sforzi di comprendere le cause del conflitto sono state liquidate come un tentativo di giustificare l’invasione. La diplomazia e le forme di solidarietà e di resistenza non armata e nonviolenta sono state ridicolizzate come irrealistiche e travisate come un modo per negare il diritto dell’Ucraina all'autodifesa.

In questo contesto, i governi e parte dell’opinione pubblica occidentale hanno considerato le sanzioni economiche e l’invio di armi - per altro sempre più letali e sofisticate - come l'unico modo per sostenere l’Ucraina e porre fine al conflitto, mirando alla sconfitta completa e definitiva del nemico, senza domandarsi, per esempio, quali scenari potrebbero aprirsi in tale eventualità.

La decisione di numerosi governi, a partire da quello tedesco, sia pure dopo molte esitazioni, di aumentare in modo significativo la spesa militare anche a detrimento della spesa sociale indica, nella maniera più chiara, una tendenza al riarmo incompatibile con la pace e il benessere dei popoli, specie in un momento in cui crescono povertà e disuguaglianza e le risorse pubbliche dovrebbero essere prioritariamente investite nella transizione ecologica.

In una fase storica così critica riteniamo che il mondo della ricerca sia chiamato a interrogarsi per offrire analisi approfondite e ragionate della guerra in corso e, soprattutto, per proporre alternative praticabili, incluse quelle non armate e nonviolente, per prevenire e risolvere le controversie internazionali, a partire da quella in atto che oppone la Federazione Russa da una parte e l’Ucraina, sostenuta dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dalla NATO, dall’altra.

Per queste ragioni, invitiamo esperti/e di varie discipline a sottoporre alla rivista lavori di ricerca che discutano e facciano luce sui seguenti aspetti:

- cause prossime e profonde della guerra in corso in Ucraina;

- teorie, pratiche, esempi storici, condizioni di efficacia delle forme di difesa non armata, di resistenza nonviolenta e di risoluzione pacifica dei conflitti, utilizzabili in generale nel mondo attuale e in particolare nel contesto ucraino nell’ottica di creare le condizioni per un accordo diplomatico;

- usi dei diversi tipi di media nella guerra in corso e responsabilità del giornalismo rispetto alla risoluzione o all’escalation del conflitto;

- fenomeni di spostamento interno e di fuga all’estero delle popolazioni civili, con particolare attenzione alle politiche di ingresso e di accoglienza adottate dall’Unione Europea e dai singoli Stati membri;

- efficacia ed effetti locali e globali delle sanzioni economiche come strumento di risposta a un’aggressione militare o a una violazione del diritto internazionale, nel caso ucraino e in altri casi;

- danni e rischi ambientali collegati alle operazioni militari in Ucraina;

- legalità, legittimità e opportunità di intervenire militarmente a sostegno di un paese invaso o attraversato da gravi violazioni dei diritti umani;

- nuove prospettive per la pace e la sicurezza internazionale, con particolare riferimento al contributo delle organizzazioni internazionali e regionali, al ruolo delle giurisdizioni internazionali (Corte internazionale di giustizia, Corte penale internazionale, ecc.) e alla questione del disarmo;

- effetti geopolitici, economico-sociali a medio e lungo periodo della guerra in corso in Ucraina, nel quadro delle molteplici crisi (energetica, climatica, sanitaria, alimentare, ecc.) che la società mondiale si trova oggi ad affrontare.

 

Istruzioni per gli autori e le autrici

Per partecipare alla call si prega di inviare un abstract di 300 parole alla redazione della rivista (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.) entro il 31 agosto 2022. L'accettazione sarà comunicata entro il 10 settembre 2022. Il research paper completo - in italiano, inglese o spagnolo - dovrà essere inviato alla redazione entro il 30 novembre 2022, per essere sottoposto a procedura di peer review anonimo. Si raccomanda di redigere il research paper nel rispetto delle norme editoriali della rivista.

 

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