Call for papers
All'alba del 24 febbraio 2022 è iniziata l’invasione militare dell'Ucraina da parte della Federazione Russa, sorprendendo molti osservatori (ma non tutti) e aprendo scenari che, dopo quattro mesi di guerra, appaiono ancora largamente imprevedibili, non potendosi escludere neanche il rischio di una escalation nucleare.
Poche guerre recenti hanno ricevuto una copertura mediatica più intensa di quella in corso in Ucraina. La maggior parte dei media occidentali ha, comprensibilmente, dato ampio risalto alle violenze e alle violazioni del diritto internazionale dell’esercito invasore russo, all’autodifesa ucraina simboleggiata dal presidente del paese, alle drammatiche sofferenze della popolazione civile ucraina, costretta a una fuga che, per rapidità e intensità, non ha precedenti nella storia europea recente: nei primi due mesi della guerra, più di 7,5 milioni di persone, soprattutto donne e bambini, hanno lasciato il paese, anche se nel frattempo 2,4 milioni di persone sono rientrate in Ucraina. Le vittime civili sono almeno 20.000, ma si tratta di stime probabilmente al ribasso.
La polarizzazione politica intorno al conflitto ha però reso difficile sviluppare un’analisi lucida delle sue molteplici cause profonde, una condizione necessaria per comprendere quale sia la strada da seguire per avviare un autentico e duraturo processo di pace tra Federazione Russa e Ucraina, nel quadro di un nuovo sistema europeo e internazionale di sicurezza. La semplificazione indotta dal “pensiero di guerra” ha invece, molto spesso, tentato di liquidare la “complessità” come un artificio retorico per non prendere posizione e gli sforzi di comprendere le cause del conflitto sono state liquidate come un tentativo di giustificare l’invasione. La diplomazia e le forme di solidarietà e di resistenza non armata e nonviolenta sono state ridicolizzate come irrealistiche e travisate come un modo per negare il diritto dell’Ucraina all'autodifesa.
In questo contesto, i governi e parte dell’opinione pubblica occidentale hanno considerato le sanzioni economiche e l’invio di armi - per altro sempre più letali e sofisticate - come l'unico modo per sostenere l’Ucraina e porre fine al conflitto, mirando alla sconfitta completa e definitiva del nemico, senza domandarsi, per esempio, quali scenari potrebbero aprirsi in tale eventualità.
La decisione di numerosi governi, a partire da quello tedesco, sia pure dopo molte esitazioni, di aumentare in modo significativo la spesa militare anche a detrimento della spesa sociale indica, nella maniera più chiara, una tendenza al riarmo incompatibile con la pace e il benessere dei popoli, specie in un momento in cui crescono povertà e disuguaglianza e le risorse pubbliche dovrebbero essere prioritariamente investite nella transizione ecologica.
In una fase storica così critica riteniamo che il mondo della ricerca sia chiamato a interrogarsi per offrire analisi approfondite e ragionate della guerra in corso e, soprattutto, per proporre alternative praticabili, incluse quelle non armate e nonviolente, per prevenire e risolvere le controversie internazionali, a partire da quella in atto che oppone la Federazione Russa da una parte e l’Ucraina, sostenuta dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dalla NATO, dall’altra.
Per queste ragioni, invitiamo esperti/e di varie discipline a sottoporre alla rivista lavori di ricerca che discutano e facciano luce sui seguenti aspetti:
- cause prossime e profonde della guerra in corso in Ucraina;
- teorie, pratiche, esempi storici, condizioni di efficacia delle forme di difesa non armata, di resistenza nonviolenta e di risoluzione pacifica dei conflitti, utilizzabili in generale nel mondo attuale e in particolare nel contesto ucraino nell’ottica di creare le condizioni per un accordo diplomatico;
- usi dei diversi tipi di media nella guerra in corso e responsabilità del giornalismo rispetto alla risoluzione o all’escalation del conflitto;
- fenomeni di spostamento interno e di fuga all’estero delle popolazioni civili, con particolare attenzione alle politiche di ingresso e di accoglienza adottate dall’Unione Europea e dai singoli Stati membri;
- efficacia ed effetti locali e globali delle sanzioni economiche come strumento di risposta a un’aggressione militare o a una violazione del diritto internazionale, nel caso ucraino e in altri casi;
- danni e rischi ambientali collegati alle operazioni militari in Ucraina;
- legalità, legittimità e opportunità di intervenire militarmente a sostegno di un paese invaso o attraversato da gravi violazioni dei diritti umani;
- nuove prospettive per la pace e la sicurezza internazionale, con particolare riferimento al contributo delle organizzazioni internazionali e regionali, al ruolo delle giurisdizioni internazionali (Corte internazionale di giustizia, Corte penale internazionale, ecc.) e alla questione del disarmo;
- effetti geopolitici, economico-sociali a medio e lungo periodo della guerra in corso in Ucraina, nel quadro delle molteplici crisi (energetica, climatica, sanitaria, alimentare, ecc.) che la società mondiale si trova oggi ad affrontare.
Istruzioni per gli autori e le autrici
Per partecipare alla call si prega di inviare un abstract di 300 parole alla redazione della rivista (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.) entro il 31 agosto 2022. L'accettazione sarà comunicata entro il 10 settembre 2022. Il research paper completo - in italiano, inglese o spagnolo - dovrà essere inviato alla redazione entro il 30 novembre 2022, per essere sottoposto a procedura di peer review anonimo. Si raccomanda di redigere il research paper nel rispetto delle norme editoriali della rivista.
L'articolo assume a oggetto il processo costituente cileno attualmente in corso: in particolare, si propone di analizzare il dibattito giuridico-politico relativo al tema della giustiziabilità dei diritti sociali. Da un punto di vista metodologico, si adotta implicitamente una posizione moderatamente scettica nei confronti delle potenzialità normative della teoria generale del diritto. In base a questa prospettiva, qualsiasi considerazione normativa dei problemi teorici richiede di essere sempre integrata dalla valutazione dei fattori giuridici, politici e sociali contingenti. Uno dei principali obiettivi del testo è dimostrare che non vi sia un rigido nesso di causalità tra la presenza di un ampio catalogo di diritti sociali all'interno di una costituzione e l'attuazione delle prestazioni ad essi associati. Lo studio si propone inoltre di mostrare che il significato simbolico ed espressivo legato alla possibile riaffermazione dei valori fondanti dei testi costituzionali sia ancora più importante in una società caratterizzata, come quella cilena, da una tendenza consolidata ad andare contro i principi redistributivi che ispirano la logica dei diritti sociali.
La situazione in Afghanistan dopo la riconquista del potere da parte dei talebani resta estremamente critica, con migliaia di persone in fuga ogni giorno dal Paese. Gli Stati europei sono chiamati ad intervenire con iniziative all’altezza della crisi umanitaria in corso, dato che il processo di evacuazione dello scorso agosto non può certamente rappresentare l’unica azione messa in atto dai Governi. Nel presente articolo, oltre alla disamina degli strumenti giuridici utilizzati per l’ingresso dei cittadini afghani in Europa e in Italia, le autrici si soffermeranno soprattutto sulle potenzialità e criticità dei visti umanitari e dei programmi di ammissione umanitaria, nel contesto delle attuali politiche migratorie a livello nazionale e sovranazionale. L’approfondimento verterà poi su un altro aspetto altrettanto influenzato dalla discrezionalità statale: la valutazione delle domande di asilo presentate dai migranti afghani negli ultimi anni in Europa. Si evidenzieranno quali sono le principali cause di difformità tra Stati membri, soprattutto relativamente alla valutazione del livello di violenza indiscriminata nel paese ai fini del riconoscimento della protezione sussidiaria, e si ripercorrerà la giurisprudenza sull’estensione del sindacato del giudice nazionale nei casi di impugnazione dei trasferimenti dell’Unità Dublino, nell’ottica di offrire una prospettiva sul grado di effettività della protezione concessa ai cittadini afghani.
Il paper si propone di mettere ordine nella ricca discussione teorica ed empirica sul fenomeno del populismo attraverso una discussione critica del concetto. Nonostante sia diffusa un'interpretazione negativa del concetto di populismo, specie nel discorso pubblico e giornalistico, lo sforzo accademico ha prodotto notevoli risultati per identificare e circoscrivere questo importante ed attuale fenomeno. In queste pagine si cercherà di mettere in evidenza (1) il contributo teorico da parte di studiose e studiosi di varie discipline, (2) le molteplici forme del populismo come fenomeno sociale e politico, ed infine (3) il rapporto tra populismo e potere. Queste sono le tre linee d'analisi su cui si organizza questo paper. Si concluderà, inoltre, con alcune considerazioni sul cosiddetto "momento populista" e la convergenza tra tecnocrazia e populismo nel panorama politico ed istituzionale contemporaneo.
Opera misconosciuta, forse un po’ datata o comunque poco frequentata dagli studiosi italiani, le Guerre di Gaston Bouthoul resta invece fonte di numerosi stimoli intellettuali, utili a decifrare il significato sociologico dei comportamenti dell’Uomo in guerra. Oltreché, in prospettiva, i diversi modelli culturali e organizzativi a cui nel corso del tempo si riferiscono le società umane. Alle domande poste dall’autore: “perché l’uomo fa la guerra?”; per quali ragioni si accende il conflitto violento tra popoli o tra singoli individui; pur senza costruire esplicitamente degli ideal-tipi, Bouthoul sembra rispondere attraverso un’accurata analisi di specifici e ricorrenti modelli di azione sociale. L’obiettivo che ci si è posti, pertanto, in questo pur breve studio di sociologia della guerra, consiste nella rielaborazione teorica di quattro figure di combattente (il volontario, il fanatico, il mercenario e il coscritto). Avvalendosi di passaggi e riferimenti testuali dell’opera, il paper intende mettere a fuoco motivazioni e significati che gli individui attribuiscono alle loro condotte militari; senza per questo tralasciare l’analisi delle conseguenze sociali che tali modi di agire producono sulla struttura dei gruppi e delle relazioni tra gli uomini.
Il terrorismo è diventato una realtà in molte parti del mondo. Sebbene risalga a millenni fa e sia stato presente nel corso dei secoli, è diventato particolarmente significativo nel mondo con eventi come le campagne contro Israele, inclusi gli attacchi alle Olimpiadi di Monaco del 1972, le azioni di Al Qaeda inclusi gli attacchi dell'11 settembre e gli attacchi dell'ISIS in Medio Oriente, Europa e altrove. C'è stata anche una grande ondata di attacchi da parte di gruppi di estrema sinistra nell'Europa occidentale a partire dalla fine degli anni '60 e in altri luoghi, nonché violenze da parte di movimenti indipendentisti. Poiché il terrorismo continua a rappresentare una minaccia per i governi e le popolazioni, è stato suggerito la violenza terroristica abbia tra le altre cose un impatto economico negativo. Le analisi che seguono si concentrano sugli effetti economici delle campagne terroristiche dei gruppi nazionalisti baschi in Spagna, dei gruppi repubblicani irlandesi operanti in Irlanda del Nord, e dei gruppi estremisti italiani come le Brigate Rosse (BR).
La pandemia di COVID-19 è stata uno shock globale con conseguenze drammatiche sui debiti dei governi chiamati ad alleviare l'impatto economico e sociale della crisi su imprese e famiglie. Esploriamo in questo paper le condizioni per la fattibilità di un alleggerimento del debito pubblico (generato dal COVID-19) relativo alle obbligazioni detenute dalla BCE, che può essere giustificato dalle caratteristiche esogene dello shock. Descriviamo diversi modi tecnicamente ed economicamente fattibili (che comportano il "congelamento" del debito, la rinegoziazione del debito o la cancellazione totale del debito) per raggiungere questo obiettivo e discutiamo le loro conseguenze sull'azzardo morale e sui bilanci della Banca centrale europea. Esaminiamo anche il loro potenziale impatto sull'indipendenza, sulla reputazione della BCE e, in definitiva, sull'inflazione e sui tassi di cambio. Discutiamo infine le preoccupazioni distributive che sorgono per una Banca Centrale operante in un'Unione con diversi Stati membri sovrani come nell'Eurozona.