La situazione in Afghanistan dopo la riconquista del potere da parte dei talebani resta estremamente critica, con migliaia di persone in fuga ogni giorno dal Paese. Gli Stati europei sono chiamati ad intervenire con iniziative all’altezza della crisi umanitaria in corso, dato che il processo di evacuazione dello scorso agosto non può certamente rappresentare l’unica azione messa in atto dai Governi. Nel presente articolo, oltre alla disamina degli strumenti giuridici utilizzati per l’ingresso dei cittadini afghani in Europa e in Italia, le autrici si soffermeranno soprattutto sulle potenzialità e criticità dei visti umanitari e dei programmi di ammissione umanitaria, nel contesto delle attuali politiche migratorie a livello nazionale e sovranazionale. L’approfondimento verterà poi su un altro aspetto altrettanto influenzato dalla discrezionalità statale: la valutazione delle domande di asilo presentate dai migranti afghani negli ultimi anni in Europa. Si evidenzieranno quali sono le principali cause di difformità tra Stati membri, soprattutto relativamente alla valutazione del livello di violenza indiscriminata nel paese ai fini del riconoscimento della protezione sussidiaria, e si ripercorrerà la giurisprudenza sull’estensione del sindacato del giudice nazionale nei casi di impugnazione dei trasferimenti dell’Unità Dublino, nell’ottica di offrire una prospettiva sul grado di effettività della protezione concessa ai cittadini afghani.
Il paper si propone di mettere ordine nella ricca discussione teorica ed empirica sul fenomeno del populismo attraverso una discussione critica del concetto. Nonostante sia diffusa un'interpretazione negativa del concetto di populismo, specie nel discorso pubblico e giornalistico, lo sforzo accademico ha prodotto notevoli risultati per identificare e circoscrivere questo importante ed attuale fenomeno. In queste pagine si cercherà di mettere in evidenza (1) il contributo teorico da parte di studiose e studiosi di varie discipline, (2) le molteplici forme del populismo come fenomeno sociale e politico, ed infine (3) il rapporto tra populismo e potere. Queste sono le tre linee d'analisi su cui si organizza questo paper. Si concluderà, inoltre, con alcune considerazioni sul cosiddetto "momento populista" e la convergenza tra tecnocrazia e populismo nel panorama politico ed istituzionale contemporaneo.
Opera misconosciuta, forse un po’ datata o comunque poco frequentata dagli studiosi italiani, le Guerre di Gaston Bouthoul resta invece fonte di numerosi stimoli intellettuali, utili a decifrare il significato sociologico dei comportamenti dell’Uomo in guerra. Oltreché, in prospettiva, i diversi modelli culturali e organizzativi a cui nel corso del tempo si riferiscono le società umane. Alle domande poste dall’autore: “perché l’uomo fa la guerra?”; per quali ragioni si accende il conflitto violento tra popoli o tra singoli individui; pur senza costruire esplicitamente degli ideal-tipi, Bouthoul sembra rispondere attraverso un’accurata analisi di specifici e ricorrenti modelli di azione sociale. L’obiettivo che ci si è posti, pertanto, in questo pur breve studio di sociologia della guerra, consiste nella rielaborazione teorica di quattro figure di combattente (il volontario, il fanatico, il mercenario e il coscritto). Avvalendosi di passaggi e riferimenti testuali dell’opera, il paper intende mettere a fuoco motivazioni e significati che gli individui attribuiscono alle loro condotte militari; senza per questo tralasciare l’analisi delle conseguenze sociali che tali modi di agire producono sulla struttura dei gruppi e delle relazioni tra gli uomini.
Il terrorismo è diventato una realtà in molte parti del mondo. Sebbene risalga a millenni fa e sia stato presente nel corso dei secoli, è diventato particolarmente significativo nel mondo con eventi come le campagne contro Israele, inclusi gli attacchi alle Olimpiadi di Monaco del 1972, le azioni di Al Qaeda inclusi gli attacchi dell'11 settembre e gli attacchi dell'ISIS in Medio Oriente, Europa e altrove. C'è stata anche una grande ondata di attacchi da parte di gruppi di estrema sinistra nell'Europa occidentale a partire dalla fine degli anni '60 e in altri luoghi, nonché violenze da parte di movimenti indipendentisti. Poiché il terrorismo continua a rappresentare una minaccia per i governi e le popolazioni, è stato suggerito la violenza terroristica abbia tra le altre cose un impatto economico negativo. Le analisi che seguono si concentrano sugli effetti economici delle campagne terroristiche dei gruppi nazionalisti baschi in Spagna, dei gruppi repubblicani irlandesi operanti in Irlanda del Nord, e dei gruppi estremisti italiani come le Brigate Rosse (BR).
La pandemia di COVID-19 è stata uno shock globale con conseguenze drammatiche sui debiti dei governi chiamati ad alleviare l'impatto economico e sociale della crisi su imprese e famiglie. Esploriamo in questo paper le condizioni per la fattibilità di un alleggerimento del debito pubblico (generato dal COVID-19) relativo alle obbligazioni detenute dalla BCE, che può essere giustificato dalle caratteristiche esogene dello shock. Descriviamo diversi modi tecnicamente ed economicamente fattibili (che comportano il "congelamento" del debito, la rinegoziazione del debito o la cancellazione totale del debito) per raggiungere questo obiettivo e discutiamo le loro conseguenze sull'azzardo morale e sui bilanci della Banca centrale europea. Esaminiamo anche il loro potenziale impatto sull'indipendenza, sulla reputazione della BCE e, in definitiva, sull'inflazione e sui tassi di cambio. Discutiamo infine le preoccupazioni distributive che sorgono per una Banca Centrale operante in un'Unione con diversi Stati membri sovrani come nell'Eurozona.
In Italia il fenomeno della migrazione ha assunto nuovamente l’aspetto di un’emergenza nel dibattito pubblico (Carta 2018) con il Decreto Legge “Immigrazione e Sicurezza” (legge n. 132/2018): la normativa in questione rappresenta una grave recessione nell’architettura del sistema di protezione italiano. Il presente articolo è un tentativo di esaminare il Decreto-Legge Immigrazione-Sicurezza e i suoi effetti socio-economici regionali, assumendo la Toscana come caso di studio. La riforma voluta dall’ex Ministro dell’Interno Salvini è stata criticata dalle organizzazioni della società civile per l’abbassamento degli standard di protezione, la violazione delle garanzie dei diritti costituzionali e l’inasprimento della tensione sociale sulla migrazione (AIDA 2018). Composto da 40 articoli, 15 dei quali dedicati all’immigrazione, alla protezione internazionale e alla cittadinanza, il cosiddetto “Decreto-Legge Salvini” ha comportato alcuni effetti rilevanti nei diversi contesti regionali e locali italiani. Infatti, anche se un ruolo importante nelle politiche generali relative al fenomeno della migrazione è svolto dal governo nazionale, in Italia le politiche specifiche di integrazione e accoglienza per i migranti sono messe in atto attraverso azioni coordinate a livello nazionale, regionale e locale. In questo contesto complesso, introduciamo un quadro concettuale per analizzare gli effetti del Decreto-Legge sui contesti regionali e per avanzare ipotesi sulle strategie che i responsabili delle politiche locali e regionali (ma anche attori non-statali) dovrebbero perseguire. Nello specifico, l’articolo mette in luce le sfide che la nuova Legge apre nei settori dell’accoglienza e dell’integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Il caso di studio della Regione Toscana è stato scelto sulla base del suo noto modello di welfare e della sua forte struttura in termini capitale sociale. I risultati dello studio sono indicati e organizzati in un’analisi SWOT a posteriori.