Call for papers / Federico Oliveri

 

Scienza e Pace / Science and Peace è lieta di presentare alla comunità accademica e al pubblico il proprio ultimo volume monografico "Dal conflitto alla pace, in cammino con Georg Simmel". Il volume raccoglie i Research Papers selezionati attraverso la call for papers intitolata "Teorie del conflitto e filosofie della pace. A 100 anni dalla pubblicazione di Der Konflikt der Modernen Kultur di Georg Simmel".

 

La presentazione si svolgerà giovedì 29 novembre, ore 16, presso l'Aula Magna del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Pisa, via F. Serafini, 3 (piano terra).

 

Scienza e Pace / Science and Peace ha scelto di dedicare un volume monografico a Georg Simmel per esplorare la fecondità della sua proposta teorica, di pensare conflitto e pace insieme. Appena le diverse parti entrano in contatto nasce il contrasto: l’oggetto di quel contrasto è ciò che unisce le parti. Ne nasce un'unità contraddittoria, sempre in equilibrio precario, fatta di elementi in competizione ma complementari, interfaccia l’uno dell’altro. Non c’è un'unità originaria, caratterizzata dall'intesa o dall'armonia, che viene interrotta da conflitti e che, attraverso certi mezzi (empatia, altruismo, welfare, ecc.) viene ricomposta, come nell'idea di Pace Positiva. Non c’è neanche un'unità o armonia come fine da raggiungere eliminando o combattendo i fattori (il conflitto, il male, il ‘diverso’, la violenza, la guerra) che ne ostacolano il conseguimento, come nell'idea di Pace Negativa. Con Georg Simmel abbiamo una ‘Terza Via’: le parti in contraddizione seguono una dialettica non conciliatoria. Se il conflitto è il germe della Pace, la Pace si costruisce man mano che il conflitto si svolge ed evolve. Varie forme di evoluzione del conflitto sono allora possibili (gestione, trasformazione, risoluzione), accompagnate da varie forme di pace.

 

Intervengono alla presentazione:

Enza Pellecchia, Direttrice del Centro Interdisciplinare "Scienze per la Pace" - Università di Pisa

Pompeo Della Posta, Direttore di Scienza e Pace / Science and Peace

Vincenzo Mele, Editor in chief della rivista Simmel Studies

Raimondo Strassoldo, autore di Conflitto e pace nella società globalizzata

Tiziano Telleschi, Guest Editor del numero monografico

 

Negli ultimi vent’anni si è consolidato in Europa il consenso intorno alle politiche di controllo dell’immigrazione promosse in modo trasversale da governi conservatori e progressisti, spesso sotto la pressione di movimenti populisti e di estrema destra. Si è affermata una gestione delle frontiere di tipo securitario, altamente selettiva e punitiva, in deroga agli obblighi degli Stati in materia di diritti umani, costruendo una gerarchia globale della mobilità assai svantaggiosa per chi è nato nel Sud del mondo e dispone di poche risorse. Sono state introdotte norme sull’accesso al welfare e alla cittadinanza sempre più ispirate a criteri di rigore, di ‘merito’ e di appartenenza identitaria alla comunità nazionale. Sono aumentati i controlli sui migranti ‘irregolari’ e sono state adottate regole più dure per la detenzione amministrativa e le espulsioni. Le contraddizioni tra queste politiche e i principi garantisti e democratici dell’ordinamento costituzionale sono state neutralizzate: le leggi sull’immigrazione vengono presentate come colour-blind, ispirate all’interesse nazionale e basate su presunti dati di fatto, e soprattutto vengono giustificate come risposta alla ‘domanda di sicurezza’ dei cittadini. Xenofobia e sciovinismo sono stati così ammessi tra gli argomenti politici legittimi, dando luogo a un nuovo tipo di ‘razzismo democratico’: milioni di ‘non-cittadini’ vivono in condizioni di subordinazione, senza che ciò susciti dubbi nella maggioranza della popolazione. [...]

Ogni tempo ha il suo fascismo, se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col timore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti.

Primo Levi

Libertà, democrazia, sicurezza, privacy. Sono alcune tra le parole più controverse, ma anche più dense di significato, che vengono utilizzate nelle scienze sociali e nel discorso pubblico, mediatico e politico, contemporaneo. Da secoli sulla definizione e la messa in pratica dei concetti di “libertà” e “democrazia” si sono impegnati, con posizioni e risultati diversi, intellettuali e militanti. Per difendere libertà e democrazia si sono combattute guerre di resistenza, per preservarle e realizzarle si sono scritte le costituzioni moderne. Oggi, la tranquillità dei Paesi occidentali ha reso la maggioranza dei cittadini poco sensibili, e forse inconsapevoli, rispetto al fatto che i pericoli per la democrazia e la libertà non sono affatto svaniti, malgrado l’assenza di una guerra guerreggiata sul territorio europeo, fatta di carri armati e di bombardamenti aerei. Tali pericoli sono sempre presenti, ma agiscono in modo più subdolo perché sono pericoli “invisibili” che le autorità hanno interesse a coprire o minimizzare, per mantenere intatto il senso comune liberal-democratico e la fiducia nello Stato di diritto. [...]

Il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, in provincia di Catania, rappresenta il simbolo del fallimentare sistema di accoglienza italiano. Immerso nelle campagne della piana di Catania, e lontano dai centri abitati, si trova l’ex Residence degli Aranci, un tempo lussuosa residenza delle famiglie dei militari statunitensi di stanza a Sigonella, oggi il più grande CARA esistente in Italia e in Europa. Istituito repentinamente nell’ambito della cosiddetta “Emergenza Nord Africa”, nel marzo del 2011, il CARA di Mineo è stato, sin dal principio, descritto come il fiore all’occhiello dell’accoglienza all’italiana, un modello da esportare in Europa. Allo stesso tempo è stato definito “ghetto”, “prigione dorata”, “inferno a 5 stelle”, “limbo”. Attualmente ospita circa quattromila richiedenti asilo a fronte di una capacità, dichiarata sin dalla sua apertura, di duemila posti. [...]

“Il valore di una democrazia si misura in base al rispetto e all'attenzione che questa mostra verso gli ultimi” scriveva Nelson Mandela (1995). Chi sono gli ultimi nella nostra società? I senza voce, le categorie che, a causa della loro emarginazione sociale, vengono discriminate e poi da alcuni sfruttate e/o oppresse: migranti, rom, prostitute, persone transessuali e omosessuali, persone diversamente abili. [...]

Il 28 febbraio 2013 veniva chiusa dal governo la cd. “emergenza umanitaria Nord Africa” proclamata nel febbraio del 2011 dal Governo Berlusconi. II Ministro dell’Interno Cancellieri, con una nota del 18 febbraio scorso, comunicava quanto deciso in questo senso dal Tavolo di Coordinamento nazionale, inclusa la scelta di avviare percorsi di uscita dall’emergenza, che si sostanziavano nella concessione di una somma di danaro contante (in media 500 euro) ai singoli, abbandonandoli praticamente a loro stessi. I centri di accoglienza gestiti dalla protezione civile o da altri soggetti venivano chiusi, e molti rifugiati, spinti di fatto sulla strada, erano costretti a subire lo sfruttamento dei caporali per garantirsi la sopravvivenza, mentre altri si trasferivano in diversi paesi europei caratterizzati da sistemi di accoglienza e integrazione più efficaci. Secondo il Governo Monti, anche per ragioni di spending review, il passaggio ad un sistema di accoglienza ordinario avrebbe dovuto realizzarsi attraverso il coordinamento e la programmazione delle diverse fasi da parte di tavoli regionali, che avrebbero dovuto coordinare l’attività dei Prefetti nelle diverse province, con il monitoraggio delle persone presenti, delle risorse impiegate, dei percorsi di inserimento attivati. Diverse regioni, dalla Lombardia alla Sicilia, sono state assenti in questa delicata fase di transizione e i Tavoli regionali per la gestione dell’emergenza si sono riuniti pochissime volte, senza produrre alcun coordinamento concreto. Tutto è rimasto affidato alle decisioni dei singoli Prefetti e dei Questori, mentre le risorse venivano drasticamente tagliate e si accumulavano anche i ritardi nell’erogazione delle somme previste dalle convenzioni stipulate con gli enti gestori. [...]

Un’azione di guerra dove nulla è stato lasciato al caso. Dal nome, Operazione Mare Nostrum, a indicare la piena sovranità su uno specchio d’acqua frontiera Nord-Sud, muro invalicabile per la moltitudine di diseredati in fuga da sanguinosi conflitti e inauditi ecocidi. Il Comando operativo, poi, assegnato al Capo di Stato Maggiore della Marina militare. E i mezzi aeronavali impiegati: cacciabombardieri, elicotteri da combattimento, navi da sbarco, fregate, sommergibili e, a bordo, i reparti d’élite delle forze armate. L’Italia torna a fare la guerra alle migrazioni e ai migranti nel Mediterraneo, sfruttando strumentalmente la tragedia accaduta a poche miglia da Lampedusa il 3 ottobre 2013. Allora morirono 364 tra donne, uomini e bambini senza che l’imponente dispositivo aeronavale nazionale, UE, NATO e extra-NATO che presidia ogni specchio di mare, facesse alcunché per soccorrere i naufraghi. [...]

Le conseguenze politiche scatenate dalla tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, sono l’esempio di una dinamica tipica di quella “diplomazia delle migrazioni” che si è consolidata a livello europeo ormai da diversi anni. Gli Stati della sponda meridionale d’Europa sono infatti ciclicamente pronti ad invocare l’ennesima emergenza al fine di ottenere supporto materiale e finanziario dall’Unione, scontrandosi invariabilmente con le resistenze dei paesi settentrionali che, ricordando le ricche compensazioni finanziarie ricevute per il ruolo di frontiera esterna d’Europa che essi svolgono, invitano i primi ad un approccio più sistematico e meno emergenziale alla questione del controllo dei confini. [...]

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