Il contributo del Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace a una società senza muri

Abstract

Vorrei raccontare una storia che ho ascoltato qualche giorno fa. Fatah (il nome è di fantasia), 8 anni, è una piccola profuga siriana arrivata in Italia ad aprile, da Lesbo, con un viaggio assolutamente sicuro. Un evento eccezionale, perché Fatah e la sua famiglia non avevano i documenti in regola, eppure hanno ottenuto dalle autorità greche e italiane il permesso di partire. È stato possibile per due ragioni: innanzitutto perché erano arrivate a Lesbo prima del 20 marzo, da quel giorno è infatti entrato in vigore l’accordo fra Unione europea e Turchia, che ha inasprito molto le cose. E poi perché hanno viaggiato con papa Francesco insieme ad altri dodici persone, tutte mussulmane. Insomma, una specie di regalo al papa. Arrivata a Roma, Fatah comincia subito a frequentare la scuola e fa molti disegni: tutti caratterizzati da una grande croce nera che rappresentava la sua casa, andata distrutta. Non bisogna essere psicologi per capire il trauma vissuto da questa bambina. Dopo qualche settimana papa Francesco ha invitato a pranzo i profughi che aveva sottratto da Lesbo.

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