Abstract
La Grande guerra è stata anche un conflitto industriale in cui la qualità e la quantità della produzione a uso bellico hanno contribuito a sancire la vittoria finale. Tra il 1915 e il 1918 l’industria nazionale è stata infatti chiamata dallo Stato a fornire alle truppe enormi quantitativi di armi, munizioni e servizi di ogni genere. Si è così originato un costo della guerra stimato in circa 148 miliardi di lire, cifra che tuttavia non sempre risulta essere stata spesa correttamente ma in parte generata da truffe e speculazioni. Si tratta di un aspetto del primo conflitto mondiale legato all’organizzazione della produzione industriale , a sua volta organizzata dagli uffici della Mobilitazione Industriale, il cui operato ha permesso un’importante crescita produttiva ma allo stesso tempo ha portato a un nuovo tipo di rapporto tra industria e politica , da alcuni definita una “ventata statalista”. Questo lavoro, trascurando i temi più tradizionalmente legati agli aspetti militari della guerra (strategia, diserzioni, comportamento della truppa e operato dei generali), vuole contribuire allo studio della critica rivolta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle spese di guerra (d’ora innanzi Commissione) all’organizzazione della Mobilitazione Industriale e, soprattutto, al comportamento degli industriali che hanno approfittato del conflitto per arricchirsi illecitamente.