Abstract
Nonostante la migrazione venga normalmente considerata a livello macroscopico come fenomeno geopolitico e come catalizzatore di cambiamenti socioeconomici (l’impatto sulla povertà nei paesi natale e ospitanti, l’impatto sulla crescita economica, l’impatto sul capitale umano), l’approccio fondato sulle “funzionalità” o “capacità” (Sen, 1987; 1995) afferma che anche essere in grado di scegliere dove vivere è un elemento fondamentale della libertà umana. Partendo dal 2000, l’Italia ha avuto la più alta crescita relativa della popolazione migrante (Caritas Italiana, 2019) nell’Unione Europea (UE). Il numero di richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale e rifugiati ospitati ed assistiti dal sistema di accoglienza è notevolmente aumentato tra il 2011 e il 2017 (UNHCR, 2020). Di conseguenza, si è presentata una nuova sfida: come strutturare un sistema di accoglienza capace di sostenere i migranti attraverso la promozione della loro integrazione nelle comunità di accoglienza e favorendo la loro autonomia al termine della procedura d’asilo. Il fine dell’articolo è quello di descrivere l’evoluzione del benessere (in più dimensioni) e delle capacità dei migranti nel corso della loro esperienza di migrazione, concentrandosi particolarmente sul ruolo giocato dal sistema di accoglienza. L’articolo analizza tre casi di studio che sono stati studiati tra il 2015 e il 2019 in due regioni italiane, Toscana e Piemonte. La ricerca si avvale di metodologie partecipative innovative, tra cui discussioni di gruppo strutturate su un obiettivo centrato e rilevamenti partecipativi, con il fine di coinvolgere direttamente i richiedenti asilo e i titolari di protezione internazionale.