Galtung’s Structural Violence Paradigm: A Crucial Analytical Framework for Understanding Violence in the Sahel region of Africa

Abstract

La violenza in Africa è stata spesso analizzata attraverso le lenti sociologiche, economiche, politiche o delle relazioni internazionali, mentre raramente è stata analizzata attraverso la concettualizzazione della violenza strutturale di Johan Galtung. Tuttavia, Galtung fornisce una comprensione più sfumata delle megatendenze di quella regione. Questo articolo esplora la rilevanza della sua teoria, in particolare nel Sahel, attingendo dal suo lavoro del 1969, Violence, Peace, and Peace Research. La violenza strutturale si concentra su fattori sistemici e istituzionali - come la disuguaglianza, la dominazione etnica, la governance debole e la mancanza dello Stato di diritto - che alimentano i disordini al di là della violenza fisica diretta. Nel Sahel, queste condizioni strutturali hanno portato a instabilità politica, disordini sociali, colpi di Stato, vulnerabilità climatica, disoccupazione e sofferenza diffusa. La privazione e l'emarginazione diventano terreno fertile per i conflitti. Il presente lavoro sostiene che una leadership politica deviata e uno scarso controllo delle armi sono sia il prodotto che il motore di questi problemi strutturali radicati. Esamina inoltre come il cambiamento climatico, in quanto “moltiplicatore di violenza”, aggravi l'instabilità e comprometta le strategie di adattamento. Sebbene il lavoro di Galtung presenti dei limiti, soprattutto se utilizzato in modo isolato, offre una prospettiva preziosa per comprendere la violenza radicata nelle eredità coloniali, nella disuguaglianza e nella disfunzione politica. Le violenze strutturale, diretta e culturale sono interconnesse e richiedono approcci olistici per affrontarle nei vari contesti geopolitici in cui si manifestano.

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