To kill or not to kill? Do autonomous weapons respect IHL when taking life and death decisions over humans?

Abstract

Ogni anno, un gruppo di esperti di tecnologie emergenti si riunisce a Ginevra, per discutere degli ultimi sviluppi nel campo delle armi autonome. La peculiarità di tali armamenti è che, non solo sono in grado di spostarsi senza la necessità di essere pilotati da remoto, ma anche che possono identificare ed attaccare degli obiettivi, senza bisogno di ricevere alcun’autorizzazione da parte di un operatore umano. Chiaramente, il fatto che dei robot possano prendere autonomamente decisioni di vita o di morte su degli esseri umani pone una serie di interrogativi, relativi soprattutto alla loro compatibilità con il Diritto Internazionale Umanitario. Difatti, le norme in questione impongono di effettuare una lunga serie di valutazioni, basate su fattori mutevoli, che appaiono troppo complesse per essere effettuate da delle macchine. D’altro canto, alcune delle caratteristiche distintive delle armi autonome le rendono lo strumento più efficace per minimizzare le probabilità di causare danni collaterali. Da tali contraddizioni è scaturito un acceso dibattito, ancora in corso, circa la possibilità di bandire l’utilizzo dei suddetti armamenti. Il presente studio si propone di identificare, dal punto di vista del diritto umanitario, i principali problemi connessi con l’utilizzo delle armi autonome, analizzando anche la fattibilità di eventuali soluzioni.

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