Oltre la sacralizzazione del conflitto: la religione come strumento di pace nel conflitto israelo-palestinese

Abstract

Il presente articolo esplora il potenziale della religione come strumento di pace, con particolare attenzione al conflitto israelo-palestinese. Tradizionalmente percepita come fattore di divisione e radicalizzazione, la religione può invece offrire risorse significative per i processi di riconciliazione, dialogo intercomunitario e costruzione di una pace giusta e duratura. Dopo una ricostruzione teorica del concetto di religious peacebuilding, l’analisi si concentra sul ruolo delle identità religiose nella configurazione del conflitto, mettendo in luce le dinamiche di sacralizzazione del territorio e di politicizzazione del discorso religioso. Vengono inoltre esaminate alcune iniziative fondate sull’alfabetizzazione religiosa e sul dialogo interreligioso, finalizzate a promuovere coesistenza e rispetto reciproco. L’articolo affronta anche le principali criticità dell’approccio interreligioso, tra cui il rischio di strumentalizzazione politica e la frammentazione delle iniziative di pace. In conclusione, si sostiene che, se liberata dalla sua funzione identitaria esclusiva e reinterpretata come spazio etico e relazionale, la religione può contribuire alla trasformazione nonviolenta dei conflitti e alla costruzione di una memoria condivisa.

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