Verso i Corpi Civili di Pace

Abstract

Dopo la guerra del Kosovo del 1998-1999, il processo di ricomposizione sociale e, in definitiva, di ripristino della fiducia è stato sviluppato, a più riprese e sulla base di mandati, profili di impegno ed ambiti di competenza diversi, tanto dai civili quanto dai militari. Tuttavia i compiti specifici di peace building (la costruzione di un processo di pace positiva, basato non solo sull'inibizione della violenza ma soprattutto sull'eradicazione delle radici della violenza, attraverso un lavoro di ri-costruzione del legame e di intervento sulle cause), di confidence building (l'azione di ripristino della fiducia attraverso le linee di separazione tra i contendenti, prima sulle singole comunità etnicamente connotate e quindi stimolando occasioni di condivisione, in modo da ri-collegare il tessuto della relazione, della comunicazione, dell'ascolto, della fiducia e della reciprocità) e, non meno importante, di riconciliazione possibile (che giunge “a valle” di quanto realizzato “a monte” in termini di superamento degli stereotipi, abbattimento del pregiudizio ed umanizzazione del nemico), attengono in maniera sostanzialmente esclusiva ai civili. Infatti, solo il personale civile, purché fornito delle necessarie competenze, può affrontare in modo, al tempo stesso, legittimo, affidabile e credibile, l'azione di inibizione della violenza senza l'uso delle armi, senza il ricorso alla violenza, anzi, specificamente, mediante l'approccio costruttivo proprio della nonviolenza (Lederach 1995). [...]

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