Chiudere l’era nucleare e riparare ai suoi disastri

Abstract

In via preliminare ad una più ampia discussione sul nucleare, ritengo utile affrontare innanzitutto il problema dell’Italia, che costituisce da tutti i punti di vista un caso peculiare nello scenario internazionale. Occorre in primo luogo sfatare un luogo comune secondo cui il nostro paese non è in grado di coprire il proprio fabbisogno di elettricità, tant’è vero – si ricorda spesso – che deve importarla dalla Francia, che la produce a costi minori proprio grazie al nucleare. L’Italia invece ha una potenza installata (circa 100.000 MW) quasi doppia della domanda (quella massima circa 55.000 MW, sensibilmente diminuita negli ultimi anni): la sovrapotenza di gran lunga più alta di tutti i paesi europei. Malgrado questo, negli ultimi 10 anni sono stati installati ben 22.000 MW di nuova potenza elettrica, equivalenti a 12 reattori nucleari EPR (European Pressurized Reactor) ovvero a 22 reattori AP-1000 (Advanced Passive Reactor 1000MWe). Eppure le nostre bollette non sono calate. L’utente francese paga meno di noi l’elettricità in bolletta (così come gli austriaci, che non hanno il nucleare), ma in realtà alla fine la paga più cara, perché i costi del nucleare civile (personale, impianti, materiali, amministrazione, ciclo del combustibile) sono scaricati nel militare, a sua volta finanziato dai contribuenti. [...]

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