Abstract
Il 28 febbraio 2013 veniva chiusa dal governo la cd. “emergenza umanitaria Nord Africa” proclamata nel febbraio del 2011 dal Governo Berlusconi. II Ministro dell’Interno Cancellieri, con una nota del 18 febbraio scorso, comunicava quanto deciso in questo senso dal Tavolo di Coordinamento nazionale, inclusa la scelta di avviare percorsi di uscita dall’emergenza, che si sostanziavano nella concessione di una somma di danaro contante (in media 500 euro) ai singoli, abbandonandoli praticamente a loro stessi. I centri di accoglienza gestiti dalla protezione civile o da altri soggetti venivano chiusi, e molti rifugiati, spinti di fatto sulla strada, erano costretti a subire lo sfruttamento dei caporali per garantirsi la sopravvivenza, mentre altri si trasferivano in diversi paesi europei caratterizzati da sistemi di accoglienza e integrazione più efficaci. Secondo il Governo Monti, anche per ragioni di spending review, il passaggio ad un sistema di accoglienza ordinario avrebbe dovuto realizzarsi attraverso il coordinamento e la programmazione delle diverse fasi da parte di tavoli regionali, che avrebbero dovuto coordinare l’attività dei Prefetti nelle diverse province, con il monitoraggio delle persone presenti, delle risorse impiegate, dei percorsi di inserimento attivati. Diverse regioni, dalla Lombardia alla Sicilia, sono state assenti in questa delicata fase di transizione e i Tavoli regionali per la gestione dell’emergenza si sono riuniti pochissime volte, senza produrre alcun coordinamento concreto. Tutto è rimasto affidato alle decisioni dei singoli Prefetti e dei Questori, mentre le risorse venivano drasticamente tagliate e si accumulavano anche i ritardi nell’erogazione delle somme previste dalle convenzioni stipulate con gli enti gestori. [...]