Abstract
Le conseguenze politiche scatenate dalla tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, sono l’esempio di una dinamica tipica di quella “diplomazia delle migrazioni” che si è consolidata a livello europeo ormai da diversi anni. Gli Stati della sponda meridionale d’Europa sono infatti ciclicamente pronti ad invocare l’ennesima emergenza al fine di ottenere supporto materiale e finanziario dall’Unione, scontrandosi invariabilmente con le resistenze dei paesi settentrionali che, ricordando le ricche compensazioni finanziarie ricevute per il ruolo di frontiera esterna d’Europa che essi svolgono, invitano i primi ad un approccio più sistematico e meno emergenziale alla questione del controllo dei confini. [...]