Abstract
L’ispezione ONU sugli attacchi chimici in Siria (Pascolini 2013) ha portato a una rapida successione di eventi estremamente importanti per la situazione locale, ma anche a livello internazionale.
Dopo il ritorno degli ispettori, il 31 agosto 2013, il materiale raccolto nel sobborgo di Ghouta a Damasco è stato distribuito a quattro differenti laboratori per verifiche incrociate e il 13 settembre è stato reso noto il risultato delle analisi (UN General Assembly Security Council 2013). Il giorno prima la Repubblica Araba Siriana (RAS) aveva comunicato al Segretario generale dell’ONU (UN News Centre 2013a) di voler ottemperare in via provvisoria agli impegni previsti dalla Convenzione per la proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinamento e uso di armi chimiche e per la loro distruzione (CWC). Il 14 settembre la RAS ha poi effettivamente depositato il suo documento di accessione alla CWC (UN Depository Notification 2013). Lo stesso giorno la Federazione Russa e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo per l’eliminazione delle armi chimiche siriane (U.S. Department of State 2013). Il 19 settembre la RAS ha presentato all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) informazioni sulle proprie armi chimiche; il 27 il Comitato esecutivo dell’OPCW ha approvato un piano operativo di disarmo chimico (OPCW Executive Council 2013), sulla base della proposta russo-americana e, qualche ora dopo, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha espresso la Risoluzione 2118 che rende tale piano vincolante. Tra il 23 e il 30 settembre si è svolta la seconda missione degli ispettori ONU in Siria (UN News Centre 2013b); il 1. ottobre, infine, è iniziata la missione OPCW in Siria per la verifica e lo smantellamento delle armi chimiche della RAS (Borger 2013). [...]