Primato dei controlli e de-localizzazione delle frontiere

Abstract

La mobilità fa senz’altro parte del modo di essere e di riprodursi delle comunità umane, fin dalla loro comparsa su questo pianeta. Questo tratto quasi antropologico si scontra, nell’attuale costellazione internazionale costituita da Stati territoriali e sovrani, con l’esistenza di frontiere e dunque di controlli all’immigrazione. Questa situazione problematica ha un preciso corrispettivo a livello di diritti umani: il diritto all'emigrazione, sancito dall'articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, per quanto storicamente negato da alcuni stati, oggi soprattutto nord-africani (Perrin, 2008), convive e si scontra con l'assenza di un simultaneo diritto all'immigrazione. Si deve sempre poter lasciare un paese, compreso il proprio, ma non si può sempre legittimamente entrare in quello che si è scelto come propria destinazione. L’ingresso in un paese è considerato una scelta discrezionale, salvo alcuni casi specifici, che spetta alle autorità nazionali competenti nella “gestione” dell’immigrazione in arrivo. Non a caso, migration management è divenuta negli ultimi decenni un’espressione tecnica di largo utilizzo, specie nelle istituzioni internazionali come l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM). [...]

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