Abstract
I mandarini, le olive, le arance non cadono dal cielo. Sono delle mani che li raccolgono. Lo hanno ricordato con dignità e orgoglio, nel loro appello al governo italiano, i lavoratori africani cacciati a fine gennaio da Rosarno e poi rifugiatisi a Roma, senza lavoro, senza un posto dove dormire, senza i loro bagagli, con le ultime paghe rimaste nelle mani dei loro sfruttatori. A distanza di tre mesi dai drammatici fatti di quei giorni, dobbiamo a questi lavoratori, a tutti i migranti che vivono in Italia e ai loro figli una riflessione seria e distesa, che ci aiuti a capire meglio dove stiamo andando e, soprattutto, se e come sia possibile cambiare rotta. Passati i clamori della cronaca, i problemi di governo dei fenomeni migratori restano inalterati. Essi vanno compresi a fondo se si vuole evitare che dalla disumanizzazione e dallo sfruttamento del lavoro migrante, spinto fino alla schiavitù, si generino nuove esplosioni di violenza. [...]