Tunisia: riflessioni sulle prime elezioni dopo la cacciata di Ben Ali

Abstract

Il nuovo presidente tunisino Béji Caïd Essebsi, 88 anni, la mattina del 31 dicembre 2014 ha prestato giuramento davanti all’assemblea dei rappresentanti del popolo a Tunisi. Nel discorso di insediamento ha promesso “di essere il presidente di tutti i tunisini e le tunisine”, appellandosi “al consenso tra i partiti politici e la società civile”, poiché ha affermato che “non c’è futuro per la Tunisia senza riconciliazione nazionale”. Essebsi era risultato vincitore al secondo turno delle elezioni presidenziali, svoltesi lo scorso 21 dicembre, riportando il 55,68% dei voti contro il 44,32% del rivale Moncef Marzouki.
Le prime elezioni parlamentari dalla cacciata del dittatore Ben Ali si erano tenute soltanto il 26 ottobre scorso. Il notevole ritardo con cui sono avvenute è indice di per sé della preparazione travagliata di questo tappa fondamentale per la storia della Tunisia. Inizialmente infatti i lavori dell’Assemblea Costituente avrebbero dovuto terminare entro il 23 ottobre 2012 e le elezioni indette immediatamente dopo. Tuttavia lo stallo dei lavori e la mancanza di volontà di confronto da parte del principale partito di governo, Ennahdha, portarono l’Unione Generale dei Lavorati Tunisini (UGTT) a proporre la creazione di un’Assemblea per il dialogo nazionale. La proposta dell’UGTT rimase inascoltata fino all’assassinio degli esponenti dei principali partiti politici di sinistra, Chokry Belaid e Mohamed Brahmi. [...]

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