L’accordo di integrazione e il permesso di soggiorno a punti.

Abstract

Quando, nell’autunno 1989, nella Biblioteca Comunale di Capraia e Limite cominciammo a tenere un corso di italiano per lavoratori immigrati, non sospettavamo neanche lontanamente la forzatura di significati che si sarebbe scaricata due decenni dopo su tale accostamento alla lingua italiana da parte dei nostri nuovi vicini di casa.
Erano stati loro a chiederlo, per muoversi meglio nella realtà che da pochi mesi avevano cominciato a esplorare. Tra le prime “offerte formative”, ci fu l’incontro con sindacalisti, amministratori e realtà associative, perché avessero parametri più ricchi grazie a cui muoversi nella società “di accoglienza”. Erano le semplici linee su cui si muovevano altre iniziative del genere, condotte da piccole associazioni con cui ci incontravamo per scambiarci indicazioni, esperienze, strumenti di lavoro. Un’effervescenza della società civile, oggi non più immaginabile. [...]

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